In questa estate fantastica, torrida, fantastica e torrida proprio come uno si aspetta che sia l’estate, non sono a Ipanema, chissà come si sta, a Ipanema in estate, e nemmeno al Circolo Polare, mettiamo, Artico, forse lì fa fresco, forse pure troppo, e manco sono a percorrere tutte le cave di Champagne di Reims, cosa che mica mi dispiacerebbe, insomma, ci sono stata e vorrei tornarci.
Ma forse non durante un’estate torrida e fantastica, dove, che ne so, il mio idraulico mi ha detto che rinunciava alla vacanza a Rimini perché gli dava noia il viaggio e poi la moglie non stava bene e non gradiva l’idea della gente che la guardava in albergo mentre sonnecchiava a tavola.
Gli alberghi, come sappiamo, in estate sono tutti pieni e la gente non sempre è compassionevole.
Se stai male d’estate, sei fuori dal mondo.
Insomma, andiamo, come è possibile.
In questa fantastica estate, stavo dicendo, sono impegnata in una cosa che, appunto, mi impegna molto, però una volta a settimana stacco e vado qui vicino, ad Albano, Castelli romani.
Ci vado in macchina.
Ora vi dico come.
Visto che abito sull’Appia, vado tutto dritto, nel senso che inverto la marcia appena posso, più o meno all’altezza del supermercato, e poi, ti saluto e, la macchina, ci pensa lei.
Ho il navigatore?
Manco per niente, io amo le carte, le mappe, io so che Marco Polo, andando da Venezia alla Cina, imparava tutte le lingue dei paesi che attraversava, ne conosceva i costumi. Non dico che io debba conoscere tutto quello che succede fra il mio chilometro dell’Appia e Albano, ma almeno, provarci.
Lasciamo perdere la segnaletica, deficitaria.
Tu non capisci mai quanti chilometri mancano fra lì dove stai e Albano, Castelli romani.
Però io ho capito che devo svoltare e, quindi, raggiungere il centro storico, quando vedo il cartello con i Pooh.
Che ci fanno i Pooh ad Albano? E io che ne so, certo sono utili perché ti dicono che è ora di voltare.
Forse fanno un concerto di massa; o forse fanno una cosa piccoletta e di provincia, in cui la gente, appunto, di provincia va e applaude, felice della fantastica opportunità, tutta estiva, quindi pure torrida, di vedere, mettiamo, in piazza, quel che resta di questo fantastico gruppo.
Un po’ come quel che resta del giorno, un film tristissimo, quindi ve lo vedete voi, perché io già sono capace di tristezze tristissime per mio conto.
I Pooh esistono da sempre.
Non si estinguono, si trasformano, si riducono, danno vita a gente che sta nella moda, e ci sta pure in modo giusto, i Pooh sono l’immaginario dell’immaginazione.
Mica ho detto l’incubo.
Comunque, sputo subito l’osso, questa è la mia canzone prediletta dei Pooh.
Albergo, Bruxelles, giorno infinito, eravamo sotto Pasqua, mi ricordo benissimo perché avevo portato in aereo un dono, treni su treni, orari, disguidi, notte che diventava sempre più notte.
Albergo, finalmente.
«A quest’ora sanno già di noi».
E chi se ne importa.
Tanto, prima o poi.
La canzone me la metto in macchina quando ne ho voglia. A volume alto. Anzi, eccessivo.
«Cena all’alba soli tu e io», servizio in camera perfetto, il carrello e il secchiello colmo di ghiaccio con il vino.
A temperatura giusta, mica è facile.
Il mio bellissimo uovo di Pasqua che dispiegava le ali sul mobile come una farfalla.
«Nei tuoi occhi un po’ stanchi ritorna. La tua giusta età».
I Pooh, come colonna sonora, solo nella mia testa. Tu va’ a spiegare.
E come fai, io amo la musica seria, mica mi perdo appresso a queste cose, con queste cose ho chiuso da un pezzo, io metto i Pooh solo quando faccio lavori insopportabili e cretini, per esempio attaccare a 250 buste 250 etichette e 250 francobolli, e faccio queste cose solo ad agosto, e quando le faccio, allora mi metto i Pooh, la Piccola Katy che scappa, quell’altra lei che se la fa con lei, noi due nel mondo e nell’anima, sì, ciao, ma come si fa, dialoghi, sì, forse la prossima volta, c’era pure un aereo che cadeva e un coperta che lei faceva, credo, all’uncinetto, cosa che io non avrei mai fatto, andiamo, su, l’uncinetto.
Però, a sentirlo cantato, pure l’uncinetto mi sembrava avventuroso e chissà che altro.
E poi le sere d’estate a ballare, se ci penso sento ancora l’odore del sudore, che trovavo proibito e invitante, e pure il presentimento triste dell’autunno incombente.
La scuola.
Voglia di scuola e voglia che l’estate non finisse, insieme.
Una contraddizione in termini: di sentimenti.
A me, i Pooh mi sono sempre sembrati molto narrativi, un po’ allusivi, qualche volta erotici, soprattutto quando i testi si impicciavano e non si capiva più chi era lei e che faceva l’altra. Un po’ come succede nella vita.
Io e te per altri giorni, appunto.
Forse io, e te, e altri.
E i giorni, chissà, sono una cosa diversa.
E adesso, dopo tutte quelle notti e sere legate, anche senza volerlo, a loro, perché l’estate era torrida e perché l’estate torrida lo è sempre, io, che ne so, però, pure adesso, mica mi saprei spiegare, io, quando vedo i Pooh, capisco che devo girare.
caterina
5 agosto 2018 — 23:11
Con questo scritto sei riuscita a racchiudere i sapori, gli odori e gli umori dell’estate. Stagione che fino a poco tempo fa odiavo e con la quale, per una serie di ragioni personali, mi sto riconciliando.
A proposito dei Pooh: nel mese di Luglio mi sono appassionata ad una trasmissione davvero discutibile ed uno dei giudici era Red Canzian. Lo conoscevo poco così come le loro canzoni e mi hanno conquistata!
Nonostante tutto viva la torrida estate
Rosella Gallo
6 agosto 2018 — 23:15
Caterina cara, Red Canzian, se non sbaglio, è un Pooh della seconda ora, cioè è un Pooh mica come gli altri, e poi non vedo dal vivo nessuno di loro da un pezzo, comunque sono contenta che tu li abbia incontrati, forse al mondo, di estivo, nessuno è come loro, leggero, chiaro, con dei retropensieri che fanno un po’ d’ombra. Sempre grazie di esserci, e un abbraccio