Tutti i sentimenti (page 6 of 7)

Il luogo, appunto, dei sentimenti: il dolore e la delusione, certamente, ma anche la felicità, la virilità (cioè l’orgoglio e la forza), la femminilità (cioè la seduzione e l’inganno), gli animali, sempre così importanti, certe volte i bambini, poi la nostalgia, il rimpianto, la lontananza, il viaggio, la gelosia, il riso, il pianto, il lavoro, la relazione con gli oggetti, la povertà e la ricchezza, dunque, il denaro. L’amore. La morte. La vita, no?

I NOVE MESI DEL BLOG

Arturo Martini, Minerva, 1935

Oggi, 31 ottobre 2018, il mio blog compie nove mesi.
Come deciso, il bilancio vero è rimandato  al primo compleanno, però nove mesi sono un lasso di tempo simbolicamente importante, visto che tanti ce ne vogliono per formare un essere umano.
Il blog, però, è nato già fatto.
Un po’ come Atena, tutta armata, dalla testa di Zeus. E questo perché da un pezzo giravo intorno all’idea: scrivere in libertà totale, qualunque cosa mi venisse in mente, mettere da parte tutto quello che avrebbe potuto avere a che fare con un piano editoriale, con un obbligo qualunque, con una risposta a una domanda che mi veniva dall’esterno.
Scrivere, punto e basta.
E il blog è nato, come sempre nascono le cose, da un incontro. Nicola Piedimonte, illustratore, web designer e graphic designer, un giovane artista che sa anche maneggiare la matita sulla carta, gli ha trovato la forma.
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‘SOGNANDO BECKHAM’

Per i miei gusti, ha troppi figli.
Che volete farci, faccio fatica a trovare qualcosa di simile al sex appeal in un padre di famiglia.
Per i miei gusti, ha pure troppi tatuaggi. Perché questo bell’uomo si sia massacrato il corpo come un carcerato di Alcatraz o un marinaio di quelli che vedono una donna ogni otto mesi e mezzo, mi sfugge.
Comunque, i tatuaggi li porta bene, nonostante questa rete di segni che lo ricopre ‘quasi’ dappertutto, conserva una sua purezza.
Che è poi la sua dote principale: lui è toccato dal candore.
Ed è anche toccato dall’eleganza.
Certo, con uno così i conti non tornano. Sulla carta, se uno dice questo fa il calciatore, è sposato con una che faceva la cantante in un gruppetto, diciamocelo, impresentabile, è tatuato pure sul collo, lo trovi facile facile formato manifesto in mutande sul retro di un autobus (e ammetto che una volta ho pure tamponato perché mi ero distratta guardandolo), ecco, se uno fa quest’elenco, deduce semplicemente che non se ne parla.
Invece, io di Beckham vi parlo.
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QUESTO SENTIMENTO DELL’ESTATE, 8: POOH MOOD

Winnie the Pooh

In questa estate fantastica, torrida, fantastica e torrida proprio come uno si aspetta che sia l’estate, non sono a Ipanema, chissà come si sta, a Ipanema in estate, e nemmeno al Circolo Polare, mettiamo, Artico, forse lì fa fresco, forse pure troppo, e manco sono a percorrere tutte le cave di Champagne di Reims, cosa che mica mi dispiacerebbe, insomma, ci sono stata e vorrei tornarci.
Ma forse non durante un’estate torrida e fantastica, dove, che ne so, il mio idraulico mi ha detto che rinunciava alla vacanza a Rimini perché gli dava noia il viaggio e poi la moglie non stava bene e non gradiva l’idea della gente che la guardava in albergo mentre sonnecchiava a tavola.
Gli alberghi, come sappiamo, in estate sono tutti pieni e la gente non sempre è compassionevole.
Se stai male d’estate, sei fuori dal mondo.
Insomma, andiamo, come è possibile.
In questa fantastica estate, stavo dicendo, sono impegnata in una cosa che, appunto, mi impegna molto, però una volta a settimana stacco e vado qui vicino, ad Albano, Castelli romani.
Ci vado in macchina.
Ora vi dico come.
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QUESTO SENTIMENTO DELL’ESTATE, 6: L’UOMO-MARE, prima parte

Poseidon da Capo Artemisio, 460 a. C.

Gli uomini sono come i cerotti.
Non nel senso che pensate voi, figuriamoci se un uomo ti protegge una ferita, di solito te la procura.
Gli uomini sono come i cerotti in un altro senso.
Allora vado in farmacia e chiedo alla dottoressa una confezione di cerotti.
Normali, sottolineo, come quella sottolineava se.
La dottoressa mi guarda con aria perplessa. No, sul serio, tu non puoi: tu sai quanti psicofarmaci si mette la gente in corpo per provare a vivere; tu conosci la soluzione fisiologica per lavarsi il naso e la taglia dei profilattici; tu sei al corrente del fatto che i gatti hanno le pulci e i ragazzini le tonsille, che torturano tutta la famiglia fino a che un medico non decide di toglierle.
Tu non puoi non sapere che significa normale.
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QUESTO SENTIMENTO DELL’ESTATE, 5: L’UOMO-VACANZA, IL PROLOGO

Wolfgang Tillmans, Love (Hands in Hair), 1989

L’estate passata, quando ancora non avevo il mio blog, produssi un divertissement dedicato al paragone fra gli uomini e alcuni tipi di pasta, poi recuperato qui.
Quest’anno vado oltre e ho dunque pensato di occuparmi di ulteriori tipi di uomo, ciascuno dei quali legato a una vacanza: avrete, dunque, notizie dell’uomo-mare; dell’uomo-bosco; dell’uomo-montagna; dell’uomo-viaggio e dell’uomo-metropoli,  quest’ultimo, ve lo dico subito, il mio prediletto.
Ma una città, direte voi, che vacanza è? Come, non avete ancora sentito parlare di quella cosa che si chiama staycation, che è comparsa sulla copertina della mia fantastica rivista inglese e che significa esattamente quello che significa. Tecnicamente: «a holiday spent in one’s home country rather than abroad, or one spent at home and involving day trips to local attractions».
E voi avrete anche capito che cosa intendo per  «local attractions».
E, in caso di dubbio, attendete il 6° episodio della mia personalissima serie e sarete soddisfatti.
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QUESTO SENTIMENTO DELL’ESTATE, 4: CALDO, FREDDO

Una volta, da ragazza, feci una termografia, che, si capisce, è un esame diagnostico che si basa su qualcosa di caldo che emette il corpo.
A un certo punto il tecnico, giovane, mi chiede: «Ma, signorina, è vero che lei ha sempre freddo?».
E io comincio a preoccuparmi, questo come mi conosce, penso muoio, e non mi sono nemmeno laureata, questo mi dice che io sono una malata terminale e manco mi dà la possibilità di mettere un punto a tutti gli studi che ho fatto da quando avevo sei anni a oggi.
Dunque, soprattutto a causa di quell’enorme monte ore dedicato ai libri invece che, mettiamo, a un divertimento diverso, io gli chiedo: «Sì, è vero. Ma lei, che cosa ne sa?».
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QUESTO SENTIMENTO DELL’ESTATE, 1: L’INIZIO

Carl Larsson, Donna sdraiata su una panchina, 1913

Questo è, un terzo grado.
Nel senso che il grado numero 1 è una canzone del 1992 di Jonathan Richman, That Summer Feeling, che ho scoperto solo in questa circostanza.
Poi c’è il bellissimo film di Mikhaëls Hers, Ce sentiment de l’été.
Grado numero 2.

Poi arriva il grado 3, dunque, il terzo: il mio blog, che mi auguro sarà interessante.
E l’idea del terzo grado nemmeno mi dispiace, vuol dire che sarà una fase confessionale, del resto, che altro può essere un blog se non una confessione e che senso avrebbe, se così non fosse?
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MA JOLIE: OVVERO DUE O TRE COSE SULLA MIA MACCHINA

Il mio balconcino il 12 giugno 2018

Questo è il nuovo umore del mio balconcino.
Un umore, dunque, quasi un sentimento.
Sono stata al vivaio e ho preso tutte piante aromatiche, ho trovato anche l’aneto e il basilico riccio napoletano, tutto verde.
Una piantina era pure di troppo, non ricordavo di averla scelta, evidentemente era sul bancone quando mi hanno messo tutto nel contenitore di plastica, è un’erba pepe, a me il pepe piace moltissimo, quindi deve essere stata lei a scegliere me.
Mi hanno dato anche il foglio di cellophane da mettere, per non sporcarlo di terra, sul sedile della macchina.
Già, la macchina.
Ora vi racconto.
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PATTI CHIARI

Questa sono io al maggio 2018 con il mio studente Giovanni Marmorino (II anno Design della Comunicazione. Rientra di diritto nella categoria degli splendidi figlioli).
Oggi lui è arrivato in aula con i calzoni normali, cioè lunghi. 
Mi ha però detto che si era appena cambiato e che lo aveva fatto ‘per me’.
È andato alla cattedra, dove si siede lui (io faccio lezione in piedi), ha sistemato la sua attrezzatura e poi mi ha detto che voleva che ci facessimo una foto noi tre: lui, io e il suo indumento (quello corto).
Poco prima che iniziasse la lezione si è tolto il cappelletto.
Che si è rimesso in testa subito alla fine della lezione.
Come si è rimesso addosso i pantaloni corti.
Anche un altro dei ragazzi, Matteo, è entrato in aula con i pantaloni lunghi e pure lui mi ha detto che lo aveva fatto ‘per me’.
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SVEGLIA!

Una volta nel mio palazzo è successo il finimondo.
Sono arrivati, tutti insieme, Ambulanza, Polizia, Pompieri.
Tutto maiuscolo, voi capite, mica capita tutti i giorni.
Io mi faccio sempre i fatti miei, ma le sirene, quella volta lì, erano davvero troppe, quindi sono uscita anch’io a vedere, soprattutto per capire se potevo rendermi utile.
Dopo tutta una serie di grida e pianti e capelli strappati, ho capito che la signora di tre piani sotto al mio, che mi stava molto simpatica, non riusciva a entrare in casa, dove era chiuso il figlio adolescente.
Non sto nemmeno a descrivervi lo scompiglio.
A un certo punto è arrivato il padre del ragazzo. La madre, la mia condomina, da donna moderna qual era, aveva una vita sentimentale plurima, con alcuni figli da padre diversi.
Il genitore di quell’adolescente lì, evidentemente chiamato d’urgenza,  arrivò sconvolto, vestito di nero con un papillon. Confesso che impiegai almeno cinque minuti e mezzo per capire che non era una farfalla (un farfallone) notturno ma che faceva il cameriere in un locale elegante.
Era un uomo piccoletto e compatto, non lo avevo mai visto, che prese subito a gettarsi contro la porta chiusa, al di là della quale, secondo tutti, giaceva, inanimato, inerte, probabilmente morto, il ragazzo.
Ma io la pensavo diversamente.
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