€ 7,20.
Con sette euro e venti centesimi ci compri una vaschetta di salumi Rosa dell’Angelo, ma mica di quelle pregiate, per il culatello devi spendere di più e ancora di più devi mettere in conto per mettere in tavola un tagliere di formato ridotto nel quale ci siano anche i formaggi.
Con sette euro e venti ci compri però un bellissimo romanzo con delle aggiunte, testo integrale, dossier comprendente Analisi del movimento letterario; Genere e registro; Lo scrittore al suo tavolo di lavoro; Gruppi di testi; Cronologia; Piste per riferire sulla tua lettura.
C’è anche una lettura dell’immagine di copertina.
Certo, devi leggere il francese.
Ma il romanzo in francese è scritto.
Non mi ricordo se da ragazza l’ho letto sotto forma di Lo straniero, ma pure se l’avessi letto, avrei letto altro.
Siccome preferisco sempre sapere come va a finire, sono andata a rileggermi la trama, ma non sono per niente d’accordo con i commenti.
Secondo me non è vero che il protagonista, Mersault, conduce «un’esistenza chiusa in uno squallido conformismo», né a rigore è vero quello che dice in un’intervista il musicista inglese che mi ha guidata al romanzo, che descrive quella vita come «di fantasticheria, né molto felice né molto triste».
Sono arrivata solo a pagina 44, meno della metà, ma già, come succede solo quando un romanzo funziona, sto vivendo la medesima esistenza del protagonista, che abita ad Algeri, lavora nell’amministrazione marittima, non è innamorato ma ha voglia di Marie Cardona, una donna che aveva fatto la segretaria nel suo ufficio e che poi era andata via, dunque, non c’era stato il tempo.
Tutte le scene in cui compare lei sono di seduzione accesa, lei ha i seni duri, vuole andare al cinema, nel capitolo 4 indossa «un bel vestito a righe rosse e bianche e dei sandali di cuoio».
Loro due prendono l’autobus e vanno al mare a qualche chilometro dalla città, io leggo e sento il caldo della spiaggia, l’amaro del sale, l’odore della notte d’estate che cola sui loro corpi abbronzati al ritorno.
Mersault, di lui non conosciamo il nome di battesimo, descrive quello che mangia, uova, un pezzo di cioccolato, pane, pasta, patate lesse.
Beve vino, anche un’intera bottiglia, non è Hemingway, che ti racconta pure l’etichetta, però ci puoi arrivare da solo, la sua è un’esistenza base, non ha la macchina, non ha il telefono, immagino che beva un vino di quelli che ti propongono in trattoria e che vanno bene lo stesso.
Ha passato una domenica da solo in casa a guardare quello che vede dal balcone della sua stanza che dà sulla strada principale del faubourg, non avevo mai letto una descrizione così perfetta di una domenica, ho sentito il tempo trascorrere, ho visto il cielo cambiare, i tram passare, i lampioni accendersi, i marciapiedi con il loro carico di uomini e di luci.
Devo comprarmi del cioccolato, tutto il resto ce l’ho in casa.
Devo passare una domenica al balcone a guardare che succede in strada.
Fra un po’ è probabile che anch’io uccida un arabo quasi per caso, ne ho uno nel palazzo, potrebbe accadere con lui.
Faccio quello che fa il protagonista del romanzo, vivo la sua vita.
Non saprei che cosa chiedere di più a un racconto.
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La mia insegnante di inglese, vegetariana, che dà dell’insane ai vegani mi fa un po’, ma solo un po’, l’effetto del camembert che dice al munster «tu pues».
Da noi sarebbe il bue che dice cornuto all’asino, però trovo i paragoni con il cibo irresistibili, dopo aver dato dell’Uomo-maionese a un tipo e dell’Uomo-crème anglaise a un altro, gli ingredienti buoni ci stanno tutti, ma è facile che l’una, salsa e l’altra, crema, impazziscano per un’inezia, un nonnulla, la temperatura, il verso del cucchiaio che gira poco costante, sto pensando seriamente di specializzarmi in questo filone.
Gira gente scotta, scottata, cruda, bruciata, insapore, pasticciata, male assortita con se stessa, slegata, piena di grumi, praticamente immangiabile.
Avrò un sacco di lavoro in questo senso, devo mettermi all’opera.
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La perdita alla radio di uno dei migliori musicologi, esperto di musica lirica, coltissimo, così preciso nell’analisi delle voci e della musica, perdita non perché lui sia mancato ma perché è stato con ogni probabilità allontanato per motivi che non è dato sapere, è per me quotidiano, perché quotidiana è la trasmissione, motivo di tristezza.
Ma come si fa a privarsi di un talento del genere.
Ma come è possibile che nessuno in RAI si sia opposto con forza a una decisione così stupida.
Intanto, Radio 3, che è l’unica radio che sento, continua a mantenersi su un livello di mediocrità costante, con poche punte di qualità verso l’alto e molte cadute più che mediocri verso il basso.
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Negli anni ho messo a punto, e perfezionato, una teoria: per una donna, l’amante è quello che lei è e il marito è quello che lei finge di essere.
Per un uomo è l’inverso: l’amante è quello che lui è; la moglie è quello che lui finge di essere.
Se prendete come esempio e prova Federico Fellini, che è il corrispettivo di una malattia a uno stadio avanzato, con tutti i sintomi belli leggibili, il mio ragionamento sarà più chiaro.
La moglie, piccola piccola, che uno immagina solo implorante.
L’amante: la donna-sogno.
Che poi a me lei sembri la donna-incubo, è un altro discorso.