Un. Certe date sì, che sono importanti per una donna.
Non lo facevo dallo scorso 10 dicembre.
Santocielo, l’anno passato.
Ma tutti i conti tornano.
A marzo stavamo in confinamento.
E poi c’è stata la riapertura e l’affollarsi e la difficoltà a trovare uno spazio.
Insomma, è finita che sono riuscita a farlo il 3 luglio scorso alle ore 13:00.
Il trattamento è in sé qualcosa di esoterico.
Devi farlo distanziandolo da tutto il resto, poi vai lì e cominci a sottoporti a tutti i passaggi e poi uno ti dice il bagno di colore che abbiamo fatto la settimana scorsa guarda come è uscito fuori e l’altro ah, che meraviglia, guarda quanto sono lucidi e come brillano.
E in effetti uno (una) si guarda allo specchio e pensa «Però».
Non ne potevo più, a niente serviva il phon superprofessionale e a niente servivano le piastre: tu fai il trattamento dal parrucchiere, sei entrata che stavi tutta sbilenca ed esci che sei una meraviglia.
L’Air du Temps (page 9 of 15)
Voi avete la lavastoviglie?
Se non ce l’avete, potete leggermi ugualmente.
Se però ce l’avete, leggetemi sul serio.
Vi chiedo se la usate.
Se usate la lavastoviglie.
Sì, perché spesso mi sento dire ma a che ti serve; io la uso solo per metterci i piatti, quelli che non uso; la mia è rotta e ancora non ho trovato il tempo per chiamare il tecnico.
Non hai trovato il tempo.
Laddove io, quando ne ho bisogno, comincio letteralmente a circuirlo, il tecnico, appena lui viene a casa mia mandato dalla ditta, io lo aggancio, riesco a farmi dare il suo numero privato, gli dico quelle cose alle quali gli uomini sono così sensibili, lei mica vorrà lasciarmi in questo stato, lei sì, che sa come fare felice una donna.
Il fatto è che io la uso, la lavastoviglie.
Ce l’ho e la utilizzo.

Mino Delle Site, Estate in Italia, 1952
Solstizio d’estate 2020: 20 giugno ore 23:43
ore 15:25. Mi sono comprata dei dentifrici fantastici. È una confezione da tre, sono piccoli, 25 ml, ho provato anche la confezione grande ma non mi piace il tappo.
Per me il tappo del dentifricio deve essere a vite, altrimenti come te lo perdi.
Le confezioni piccole hanno il tappo a vite. Quelle grandi, no.
I dentifrici si chiamano: Villa Noacarlina, menta & cannella; Back to Pampelonne, mango & menta; Tropical Crush, menta, ananas & rooibos, quest’ultimo è un tè rosso africano.
Siccome questa marca mi sembrava troppo estetizzante, ho chiesto al mio odontoiatra.
Caschi bene.
Lui i dentifrici li colleziona, quello che gli avevo portato perché leggesse gli ingredienti era alla liquirizia, quando l’ha visto ha fatto un salto, non lo conosceva e la liquirizia gli piace tantissimo.
Risultato: mi ha detto che potevo lavarmi i denti con quello che mi pareva e, appena ho potuto, gli ho regalato una confezione di Une piscine à Antibes.
Chi ha detto che a fare toletta non si deve estetizzare.
Variabile. Esco dall’albergo.
Mi sono un po’ coperta, il piumino leggero va bene, è primavera inoltrata ma la sera qui fa fresco.
Linea 2 a Pigalle.
Direzione Nation.
Pigalle, scultore, Jean-Baptiste.
Per la precisione, scultore del Settecento.
Non capisco come si possa non amare l’odore della metropolitana di Parigi.
Qualcosa di simile alle noccioline tostate.
Anvers.
In. Il copione è sempre il medesimo.
Suona il citofono, prende l’ascensore, evito che suoni il campanello, le apro, si toglie le scarpe, la mascherina e i guanti, va in bagno a lavarsi le mani.
«Caffé?» le chiedo.
«Sì, grazie», mi risponde.
Sento il rumore dello sciacquone.
Quando entra in cucina, le ho già preparato sul tavolo la tazzina di ceramica inglese, il cucchiaino d’argento vecchio e un po’ sbilenco che è diventato suo, qualche dolce che ho preso al supermercato.
Io quella roba non la mangio, ma da qualche tempo visito gli scaffali inorridendo, c’è in vendita una quantità inesauribile e sempre nuova di merendine e spuntini, tutti colorati, avvolti nel cellophane come i fiori per i morti, profumati alla vaniglia e al cioccolato, ovetti, biscottini, pacchettini di nocciole che chissà poi se sono tali, ci sono muffin, toffolette, barrette, tavolette, cupcake, un mondo riportato a un’infanzia con la carie ai denti da latte.
Compro quello che mi sembra meno orrendo. Ma perché non vi fate una bella fetta di pane e olio.

Emile Auguste Pinchart, Lady con maschera, part.
Per vivere felici, viviamo nascosti
post ‹póust› s. ingl. (propr. «posta, corrispondenza»; pl. posts ‹ póusts›), usato in ital. al masch. – Nel linguaggio di Internet, messaggio (un articolo vero e proprio o un breve intervento), lasciato dai frequentatori di blog.
pòst- [dal lat. post, post– «dopo, dietro»]. – Prefisso di molte parole composte, derivate dal lat. o, più spesso, formate modernamente, nelle quali indica per lo più posteriorità nel tempo, col senso quindi di «poi, dopo, più tardi».
(Quelli che al sud chiamano) Servizi. Esco. Mi dimentico la mascherina e mi rifaccio tutte le scale a piedi.
Porto alla signora Anna l’altro lenzuolo da stirare, ieri era ancora umido. Le chiedo anche di svelarmi un arcano. Perché le lenzuola che le porto piegate per il lungo lei me le ridà piegate per il largo.
Da sotto la mascherina mi guarda stupefatta.
Le dico che piegare è un’arte e una cultura, che io ho una logica, piegato per il lungo, il lenzuolo posso collocarlo esattamente a metà del letto, basta seguire la piega. Piegato per il largo, tutte le mattine mi tocca prendere le misure, tanto a destra, tanto a sinistra.
Qual è la logica sua?

Rievoca. Insegna. Diverte.
Un respiro profondo.
Anzi, due.
Sono superconcentrata.
Superpreparata.
Superfelice.
Mi dico che se sono felice in questa situazione e quasi mai in altre è perché ho qualche svalvolamento.
Mi rispondo fatti i fatti tuoi e non commentare i miei stati d’animo.
Se sei capace di mettere a tacere te stesso, stai già un pezzo avanti.
Ho lanciato Zoom trenta minuti fa, il tempo di fare qualcosa se qualcosa non va.
Alle 18:29 clicco Start This Meeting.
Mi compare una schermata che mi chiede pochi secondi perché si sta aggiornando.
Non mente, lo fa davvero in un attimo.
Clicco Zoom Launcher.
Si apre, morbidamente.
Share Screen.
Condivido, dunque, il mio schermo.
Mi compare la barra dalla quale vedo uno degli spettacoli più belli del mondo: nel mio piccolo studio di 11 mq entrano come un fiotto tutte quelle persone.
Qualcuno mi ha detto che sono io ad andare da loro.
Sono due immagini entrambe belle, loro che vengono da me, l’arte che va da loro.

Qui prenderete solo dei buoni libri. La vostra libreria si prende cura di voi
Agilità. Audacia. Qualità. Solidarietà
(Casa editrice Les Arènes, parole d’ordine)
Ouverture. Lunedì sono andata a vedere come era iniziata la Fase 2. Sono scesa alla metropolitana, ma mi sono ben guardata dal passare il tornello. Non passerò un tornello della metropolitana per i prossimi sei mesi, almeno.
Deserto.
Sono andata a Villa Lazzaroni. Fuori, i due punkabbestia sempre più luridi ma con le mascherine.
Dentro, una popolazione strana, bambini bianchissimi, pallidi come se non avessero visto la luce per due mesi. Ma non è possibile, da casa, mettere un bambino al sole? Si fa con il bucato, con i materassi, uno mette in finestra il bambino e gli fa prendere un po’ d’aria.
Molti padri. I padri, a Villa Lazzaroni, con i bambini non ci stanno mai.
Ci voleva la pandemia a proporre l’accoppiata.
Mi piacciono gli uomini con i bambini? Direi di no, tranne eccezioni, di persone e di momenti, per esempio mi divertono quando padre e figlio giocano a pallone e se tu chiedi chi è più bravo, è il padre a rispondere «Io».
Bene così, siano ben chiare gerarchie e precedenze.

La Barcaccia, la casa di Keats, la scalinata di piazza di Spagna al tempo del COVID 19
Il catodico. Non so rispondere a nessuna delle sue domande.
Quanti pollici.
Che modello.
Come faccio a saperlo.
Il modello è scritto dietro.
Allora ci sentiamo domani perché devo girarlo.
Il tecnico viene a prendersi il mio televisore rotto da 30 giorni e lo porta via.
Mi ha detto che io non devo giustificarmi perché voglio provare a ripararlo.
Gli ho detto che ha colori bellissimi e una magnifica profondità di campo.
Poi, se pure avessi avuto un dubbio, e stavolta ce l’ho avuto, ci ha pensato il mio collega che fa cinema a fugarlo.
Lui dice che televisori così sono superiori a quelli nuovi, mi ha consigliato di fare il possibile per recuperarlo.
Il tecnico ha detto può essere, comunque lo schermo era tutto bianco, si sentiva solo l’audio.
Dice però che ora c’è il 4k.
Lo so, il mio odontoiatra ha messo schermi così in sala d’aspetto e negli studi.
Quando ho visto il primo, sono rimasta interdetta. Che meraviglia.

Frecce Tricolori in volo su Roma il 25 aprile 2020
Irina/Irene. La ragazza ha trent’anni. È molto bionda e ha gli occhi azzurro chiaro, troppo chiaro perché siano espressivi.
Sono gli occhi scuri a essere pozzi senza fondo di sentimenti.
Ma lei è espressiva perché è vivace.
Mi chiede di continuo se secondo me lei è cicciottella.
Come con tutti i cicciottelli che te lo domandano, uno non sa mai come rispondere.
E se poi si risentono.
Allora una volta, un martedì, le ho detto ragioniamo insieme.
Tu sei alta diciotto centimetri meno di me e pesi quanto me.
Io non sono denutrita.
Quindi, tu sei cicciottella.
Potresti cambiare un po’ la dieta, non è che ti devi sacrificare, devi solo evitare di mangiare la lasagna tutti i giorni.
Quando è tornata il venerdì, le ho fatto il caffè e lei si è seduta in cucina sul mio sgabello.
Le ho chiesto se voleva mangiare qualcosa, mi ha detto no, sono piena.
«Che cosa hai mangiato ieri sera?».
«Lasagna».