
Joaquín Sorolla y Bastida, La barchetta a vela, 1909
Leggo un’intervista a un cineasta che ha girato un film in estate.
È francese, ovviamente, non sopporto più gli italiani, stavolta è per sempre, e gli americani sono troppo industriali, in questi giorni ho voglia di cose amatoriali, ho voglia di sentimenti.
Guillaume Brac, così si chiama il regista, è giovane, poco più che quarantenne, ammira alcuni dei colleghi, fatto che apprezzo molto, e dice cose che avevo giusto in mente ma che non mi uscivano fuori.

Guillaume Brac
Rendere effabile l’ineffabile, come sintetizzava con un ottimo senso della formula a proposito di Leopardi il mio professore di Italiano al liceo.
Brac parla di una piccola città al nord, ho controllato, Ault ha 1.741 abitanti, io l’avrei chiamata un paese, ma i francesi, si sa, hanno tutta una loro logica intrisa di grandeur.
Parla del materiale emozionale dell’estate, un mercato, una discoteca, «une baraque à gaufres», che è una cosa che sta da quelle parti, praticamente una baracchetta che vende le loro cialde, parla di treni, di stazioni, dice che girare in spiaggia è facile perché dopo un po’ nessuno ci fa più caso, inoltre lui usa una vecchia 16 mm, che è una cosa popolare, economica, quindi finisce che tutti pensano che la troupe sia fatta di studenti o, appunto, di amatori.
Parla della marea, che là è un problema, tu sistemi tutto, ti giri e il mare si è mangiato cinque metri di spiaggia.
Parla del tempo che cambia di continuo, cosa che permette di giocare su tutta una gamma anche di emozioni.
E parla del corpo.
Il corpo in estate, esposto, nascosto, esibito, dice che in estate tutto è sensualità e imperfezione dei corpi, tutto è proibizione, tutto è tentazione.
Foto di gente in costume da bagno, al mare o in barca, dappertutto.
Pochi sul lago, abbiamo tutti in mente la differenza fra il luogo aperto e quello chiuso.
Foto di bagnanti ignare della grandissima storia che ha alle spalle il corpo ritratto nella natura. Se si sapesse che cosa hanno fatto i grandi artisti del corpo nudo che si bagna, le foto sarebbero ottime.
O non ci sarebbero per niente.
Torniamo un momento al regista, i registi dicono sempre cose interessanti, sono una via di mezzo fra l’artista e lo storico dell’arte, io me li figuro così, creano immagini e poi te le raccontano, anche gli artisti, messi alle strette, parlano di quello che hanno voluto dire, però trovo i registi più moderni, il cinema è un mezzo di espressione relativamente nuovo, porta con sé anche un nuovo linguaggio.
Brac racconta che sono andati in sopralluogo ad Ault lui e il protagonista del film e che ne hanno approfittato per provare un costume da bagno.
La prova costume, pure loro.
Il personaggio è uscito fuori anche da questo, l’attore era un po’ imbarazzato all’idea di esibire il suo corpo, preoccupante, per un attore, deve presentarsi a torso nudo davanti alle ragazze, decide di tenere addosso la T-shirt.
La gente si spoglia al mare da poco tempo, alcuni vanno ancora in spiaggia vestiti, soprattutto le donne, tutti abbiamo sentito parlare del birkini e abbiamo fatto commenti.

Sylvie Bello, Birkini Plage
Poi ci sono stati i seni nudi, poi i tatuaggi, poi i nudisti e i naturisti a Capocotta, che deve essere un posto interessante, diciamo intorno a febbraio-marzo.
Poi sono arrivate le foto, a migliaia, Brac parla di pudore, racconta anche questa cosa, che ho trovato bellissima, i vecchi ciclisti sulla spiaggia con i loro corpi asciutti e quegli strani segni dell’abbronzatura, «che, come gli albatros, sembrano perduti senza le loro biciclette».

«Spesso, per divertirsi…»
I ciclisti come i poeti di Baudelaire, ma guarda tu che si è inventato questo.
Da sempre l’arte indaga il corpo nudo, dei e umani sembrano vivere in un eden dal quale nessuno intende cacciarli.
Nudo dappertutto, approfittando della mitologia, ma anche dei soggetti biblici.
Voi guardate per esempio che combina Tintoretto con la scusa della vicenda di Susanna spiata al bagno dai vecchioni, guardate lo splendore di questo corpo femminile, lei, già che ci si trova, completa pure la mise en beauté con i gioielli, vi mostro in galleria il dipinto e due particolari, con gli oggetti da toletta e le papere sullo sfondo.
- Tintoretto, Susanna e i vecchioni, 1557
- Oggetti da toletta
- Paperelle
Poi, è vero che arriva la stagione della modernità, che è quella che ci interessa in questo momento, anche noi siamo moderni, su questo non c’è dubbio.
Ora vi mostro il mio Courbet prediletto, come sappiamo, un realista.
Lui diceva presentatemi un angelo e ve lo dipingo.
Meglio questo corpo di donna, questi seni fra i più belli della storia dell’arte.
Se non vi bastano questi, ho già proposto un Cantico dei seni qui e qui.

Gustave Courbet, La donna con l’onda, 1868
Un nudo nel mare, sì, però, l’impressione è che intorno non ci sia nessuno, sto dicendo che fra una località turistica e questa immagine c’è una differenza abissale, che è quella del legame intimo fra l’artista e la modella e fra la modella e il mare.
Ed è importante il contesto, in arte di contesto si parla continuamente, lo ripeto sempre a lezione, lo spazio dell’aula è sacro, varcata la soglia, si entra in un’altra dimensione e in essa tutto è possibile.
Vale la medesima regola per l’atelier dell’artista, per il museo, per il blog sul quale ci incontriamo, spazi pubblici, certamente, ma che non sono pubblici nel medesimo senso della spiaggia.

Auguste Renoir, Grandi Bagnanti, 1887
Un altro grande cultore del corpo femminile è il più felice degli Impressionisti, quel Renoir che ha fatto una pittura di gioia, anche fisica, e di carne.
L’artista ha declinato il tema delle bagnanti all’infinito, vi faccio vedere uno dei suoi risultati più monumentali, ammettendo che pure con Renoir, come mi è accaduto con Rubens, ho impiegato anni a mandare giù i chili che hanno addosso le sue signore.

Frédéric Bazille, Bagnanti, 1869
Se vogliamo parlare di uomini, vi propongo Frédéric Bazille, già in odore di Impressionismo, molto vicino sia a Monet che a Renoir, ma morto a 28 anni nella guerra franco-prussiana, dunque, nel 1870 e morto brutalmente, c’è anche chi pensa che la morte l’abbia cercata.
Ho visto in mostra anche la sua uniforme, era un uomo molto alto, nelle immagini di gruppo si riconosce per questo, i calzoni erano lunghi lunghi, questo dettaglio mi ha commossa, mi sono chiesta se dormiva scomodo nella branda.
La sua è un’opera di giovinezza, ambiziosa, inventiva, idealista, ribelle, la sua carriera dura solo sette anni ma i risultati sono altissimi, si sente un’anima divisa fra la necessità di soddisfare le aspettative della famiglia (il padre era una figura di spicco della viticoltura della Linguadoca e avrebbe voluto un figlio medico) e il desiderio di prender parte alla rivoluzione artistica di quegli anni.
Per farla breve. Nel dipinto che vi propongo, uno dei suoi capolavori, i bagnanti, tutti maschi, partecipano delle novità che si andavano affermando in modo irresistibile: dipinge en plein air, ha schiarito la tavolozza, il soggetto è moderno.
La medesima aria tira nel dipinto che vi mostro dell’americano Thomas Eakins, a me carissimo, un vero pioniere, del realismo e della fotografia, anche in lui il senso del corpo nudo è verità, è stato quattro anni a Parigi, è andato anche in Spagna e ha visto Velázquez, quando ritorna non si muove più da Philadelphia, è uno sportivo, un bell’uomo, fa canoa su quel loro fiume dal nome impronunciabile, viene allontanato dall’Accademia dove insegna perché ha tirato via il perizoma a un modello e nella classe c’erano anche delle ragazze.

Thomas Eakins, Swimming, 1885
Come si fa a resistergli.
Quando dipinge il suo Swimming, dove ci sono solo maschi (sarà maschio anche il cane che vedete in acqua, quasi in primo piano), per prima cosa utilizza una fotografia dei suoi studenti scattata sul posto, poi si rifà al classico, dietro ci sono i nudi di Michelangelo, c’è il David di Donatello, che è il ragazzino che sta al vertice della composizione.
Vi metto in galleria le citazioni, in ordine cronologico, però l’importante è che facciate un confronto con il dipinto.
- Donatello, David, 1440
- A. da Sangallo, Michelangelo, Battaglia di Cascina, 1506
- Thomas Eakins, Studenti sul sito di Swimming, 1883
Sono nudi erotici? Se volete, a me sembrano più salutisti che altro, nessun cenno di omofilia nell’esistenza dell’artista, corpi non idealizzati, senso arcadico della natura, conoscenza della storia dell’arte.
Ecco.
Anche qui è come se la frequentazione dell’arte attraverso la disciplina che la racconta aprisse strade diverse, chiamiamole pure alternative, rispetto alle foto che fioccano in questi giorni da tutte la parti.
Qui, il corpo.
Là, una montagna di carne esposta.
C’è una bella differenza, questi corpi qui non ti vengono mai a noia, quella carne là non vedi l’ora che sparisca insieme al mese di agosto.
Poi arriva Cézanne e capiamo tutti che qualcosa sta cambiando.
L’artista immenso, padre e matrice di tutto il XX secolo, si è interessato al nudo nel paesaggio per anni.
E gli accenti erano erotici.

Paul Cézanne, Grandi bagnanti, 1906
A fine vita è come se diventasse austero, concentrato, si inserisce nella tradizione classica, in un contesto fuori dal tempo.
Qui i tronchi creano una grande volta, le modelle sono ritratte in una varietà infinita di atteggiamenti, vanno a incastonarsi nel paesaggio aperto, la grande luminosità della tela, data dall’appretto bianco che lui ha messo, dà all’opera il carattere grandioso, splendente, monumentale, quasi severo per la regolarità geometrica, come se i corpi immersi nella natura componessero con lei una grande architettura, simmetrica, assiale, consegnata una volta per tutte alla storia.
Bene così, da qualche parte siamo approdati.
Vedete voi se fra tutti questi bagnanti che vi ho mostrato ce n’è qualcuno cui volete assomigliare quando scattate la vostra foto al mare, vedete se vi sono stata utile, fosse solo per l’inquadratura, la messa in posa, la citazione suggerita di un artista, casomai del suggestivo Sorolla che vi ho messo in apertura, con il ragazzino nudo con la sua barchetta.
Vedete voi se le vostre foto di stagione ce la fanno a superare, più della prova costume, la prova vera, quella dell’omaggio a un genere d’arte antico, significativo, essenziale per tutti noi che stiamo al mondo, che abbiamo un corpo che l’estate ci invita a mostrare, proprio come dice il nostro regista, nella sua dimensione di sensualità, fosse pure imperfetta.