L’ANNO ZERO

Roberto Rossellini, Germania Anno Zero, 1948

Si può, se si vuole, fare il bagno nel Mar  Morto. Tuttavia certe precauzioni devono essere prese. Si sa che quest’acqua, in ragione della sua densità, dà un buon galleggiamento. Il corpo umano, più  leggero, rimane in superficie senza che sia obbligato a fare nessuno sforzo, cosa che dona una strana sensazione di leggerezza…

Israël, Les Guide Bleus, 1955

L’altro giorno ho dato un dispiacere alla signora Anna della lavanderia.
Poi mi sono mortificata, ma stavolta è stato più forte di me.
Perché appena lei mi ha vista, mi ha detto che in televisione c’era stata una chiesa di Napoli che nessuno conosce e che l’aveva presentata così bene quello che sapeva tante cose.
La chiesa aveva una specie di sotterraneo dove c’erano tutti teschi.
Io non vedo la televisione, però ho capito di che cosa lei stava parlando, visto che ne parlano tutti.
Dunque, le ho detto che non è vero che la chiesa non la conosce nessuno perché è una chiesa che conoscono tutti, si chiama Santa Maria del Purgatorio ad Arco ed è famosa per il culto delle anime pezzentelle, che sono dei teschi che vengono adottati e ripuliti e che intercedono per i loro benefattori.
E le ho detto che non è vero che quello della televisione sa tante cose perché è uno che ha una redazione di sei storici dell’arte che gli prepara i testi, che lui ripete a pappagallo.
Lei si stava facendo un po’ più piccola e mi ha detto che però il padre di quello era uno che invece le cose le sapeva e io le ho detto che pure il padre aveva chi gli scriveva i testi, pure se in modo più artigianale.
Questi mi esasperano perché infinocchiano tutti e poi quello ha pure tre figli maschi e figuriamoci se non ce ne è uno pronto a seguire le orme del padre e del nonno e questo significa che passerò la vita a sentir parlare di costoro come se fossero dei sapienti.
Un po’ come quelli della radio, che ci si mettono in sette per fare una trasmissione mediocre.
Ma non si può cominciare l’anno con questi pensieri molesti, quindi i pensieri li scaccio.

♣ Ero rimasta, perché me lo avevano raccontato, al quarto d’ora del barbiere e al chilometro del montanaro.

Calendario Postale, 1889

Che non sono né un quarto d’ora, perché il barbiere vuole tenersi il cliente e non gli dice che deve aspettare un’ora, né un chilometro, perché il montanaro misura le distanze a modo suo e di solito i chilometri sono almeno cinque.
Ora sono arrivata ai venticinque minuti delle lenticchie.
Che, pure, sono un’altra castroneria.
È che mi sono infilata nel tunnel di questi legumi, che per l’anno nuovo ci vogliono perché portano soldi e senza soldi, come fai.
Ma non è vero per niente che cuociono in venticinque minuti.
Anzi, il primo pacchetto che ho comprato non si è cotto nemmeno dopo un’ora abbondante e allora mi sono insospettita e ho guardato la marca, rigorosamente umbra, in internet.
Dove è uscito fuori che l’azienda compra le lenticchie dal Canada e non credevo ai miei occhi, che però guardavano la scritta «Origine Canada» che aveva fotografato un consumatore che era stato raggirato e che si era arrabbiato e sul mio pacchetto quella scritta non c’era, sostituita, però, da un’altra, eloquente, che diceva «Confezionato e distribuito da», mica «prodotto».
Ma ci arrivi dopo che hai aspettato tutto quel tempo davanti ai fornelli.

Calendario Postale, 1892

Deve essere stato il terremoto, che li ha confusi.
Ho comprato un secondo pacchetto in un altro supermercato, stando bene attenta alla produzione e a tutta la storiella di famiglia, che coltivava lenticchie da un sacco di tempo.
Medesimo risultato, ho buttato tutto al secchio dopo un’ora e quindici minuti sul gas.
E ho pensato di lasciar perdere, che quest’anno di soldi non era aria (non sia mai).
Ma per San Silvestro ho fatto presto dal parrucchiere e sono riuscita ad andare al mercato, dove ho un banco di fiducia, anche per le lenticchie.
E il titolare mi ha giurato che le sue erano vere ed erano pure buonissime.
E che cuocevano in venticinque minuti.
Le ho pagate il doppio delle altre, non ho capito se perché era il 31 dicembre e tutti avevano bisogno di soldi, o perché erano davvero ottime.
Dopo venticinque minuti erano dure come sassi, però ormai avevo fatto esperienza e ho dato loro altri venti minuti di cottura.
E sono venute buone, semplici semplici, olio, aglio e alloro, nelle altre avevo messo il rosmarino, forse è stata colpa sua.
Adesso, però, aspetto i soldi.

♥ Prima, chi dice niente, c’erano le agende e le rubriche con i numeri di telefono.

Calendario Postale, 1909

Quindi capitava regolarmente che poco prima delle feste di fine anno ci fossero non poche persone che si ripresentavano (come i peperoni).
Succede, se devi trascrivere un numero, che dici fammi sentire che fa questa.
Adesso, con i telefoni che pensano a tutto, il meccanismo mi sfugge.
Comunque, succede tale e quale, con l’unica variazione che invece della telefonata c’è il messaggio.
Ciò che mi colpisce sempre è l’assertività di quello che pensa che lo riconosci, cosa che non sempre succede.
Contento lui.
Comunque, con questo procedimento stavolta mi è arrivata un’illuminazione letteraria, una delle più belle dell’anno.
Camillo Langone è uno che non apprezza lo champagne, e questo è stato il motivo per cui sono entrata in gioco io, che sono invece una champagneuse.
(«Solo tu puoi rispondergli»).

Calendario Postale, 1914

Ma lui mi ha quasi convinta. Perché è uno che scrive benissimo e che dice cose che più o meno abbiamo tutti in mente senza riuscire però a formularle pienamente.
Lui sarebbe un opinionista che scrive di vino, di cibo e di messe, ma in realtà è ben altro.
Un fondamentalista, d’accordo, cosa che mi tocca poco o niente e uno che probabilmente non è che apprezzi del tutto il genere femminile, però io non mi offendo, perché lui sprizza singolarità e intelligenza.
Per esempio, sostiene che per far tornare le donne a fare figli, bisogna togliere loro i libri, teoria che nemmeno mi sembra troppo peregrina perché è anche mia.
Poi, da un’altra parte, dice che l’allenatore ha fatto bene a lasciare Totti in panchina per i nomi che ha imposto alla prole: Cristian, Chanel, Isabel.
Potendo, lascerei in panchina per il medesimo motivo anche Al Bano, dato che in uno degli ultimi corsi che ho fatto in Accademia a Napoli avevo ben tre Ylenia, fra l’altro nate un sacco di tempo dopo la capostipite, a testimonianza di come il gusto alligni ben al di là della moda del momento, insomma, qui non abbiamo a che fare con Sabrina, qui c’è un nome radicato tanto quanto Maria e Anna.

Calendario Postale, 1921

Ma è meglio se cambio discorso, perché altrimenti mi prendo una querela anch’io, proprio come è successo a Langone.
Che è uno, fra le tante cose, che ha un bellissimo profilo IG, al quale metto tutti i cuori che ho voglia di mettere e che poi ha scritto anche dei libri, con uno dei quali ho finito l’anno vecchio.
Il collezionista di città è una raccolta di saggi dedicati ad alcune tappe di viaggi italiani.
Niente a che vedere con il Viaggio in Italia di Guido Piovene, dal quale io non mi stacco mai, per la bellezza della scrittura e perché racconta in più di novecento pagine un itinerario durato dal 1953 al 1956, che passò anche in radio.
No, il viaggio di Langone è altro, moderno, quindi stranito, spietato, lucido, alcolico, romantico.
Non so come sia stato, ma ho cominciato da Riccione.
Mai stata a Riccione.
«…anche perché le famiglie che possono permettersi di villeggiare a Riccione che cosa ci vengono a fare a Riccione».
Il racconto attacca con una panchina della cittadina romagnola «sulla quale appare una bottiglia di birra».
E nella bottiglia, come nelle grandi tradizioni letterarie, c’è un messaggio «come ai vecchi tempi di Poe e dei Police».
Poe accostato ai Police, l’umore maledetto dei nostri giorni ci sta tutto.

Calendario Postale, 1927

C’è un titolo, che suona così: «LE DARK DEMONIE NEL VIALE DEI SOGNI SPEZZATI».
E il riferimento viene dal romanzo Dark Demonia di Isabella Santacroce.
Di cui io ho letto solo Destroy.
Ma alle prese con Riccione, ho fatto pure io come fanno quelli che si ripresentano tale e quale ai peperoni e mi sono chiesta che fine avesse fatto la ragazza.
Una fine interessante, se Langone la definisce «unica vera icona della letteratura italiana».
Devo aggiornarmi.
Le Dark Demonie sono due, Esse e Effe.
Opposte e complementari, hanno entrambe un difetto di pronuncia, che impedisce loro di dire bene i rispettivi nomi: «Per una casualità maligna Esse sibila la esse ed Effe delle sue quattro lettere fa un ghirigoro labiodentale incomprensibile».
La narrazione è sfrontata («”Ma noi non siamo lesbiche”. “È l’unica perversione che ci manca”»); sessuata («A spogliarsi non ci mettono niente, non è che prima fossero molto vestite»); sentimentale («”Ci ami?” “Mi sembra prematuro”. “Se non ci ami ci mettiamo a piangere”. “Va bene, vi amo”»).
Divertente: «Le Dark Demonie si fanno attendere, in questo sono due donne normalissime».

Calendario Postale, 1934

Piena di citazioni: «Sono vestiti in stile vagamente d’epoca e se qualcuno volesse capire meglio bisognerebbe parlare di un’epoca soprattutto mentale che va dall’Ottocento romantico e bavarese (Romy Schneider in Ludwig) fino agli anni sessanta in Costa Azzurra (Haydée Politoff nella Collezionista di Rohmer)».
Insomma, le Dark Demonie si meritano la palma delle ragazze più indiavolate dell’anno appena trascorso.
Adesso vado avanti nella lettura.
Intanto però mi è venuta voglia di andare a Riccione.
Casomai con i soldi guadagnati attraverso l’auspicio delle lenticchie.

♦ Quando ho provato a somministrare il cinema del Neorealismo ai miei studenti, ho fatto, a dire poco, un buco nell’acqua.
Con Hitchcock mi era andata meglio, si vede che il maestro inglese è più digeribile per i ragazzi.
Con Rossellini e De Sica è andato tutto storto.
Non apprezzavano niente, il bianco e nero, in primo luogo, cosa che era successa anche con qualche Hitchcock, però solo con pochi di loro.
Poi non capivano le storie, si seccavano davanti alla narrazione, la drammaticità dava loro ansia.

Calendario Postale, 1951

E dire che avevo scelto solo le opere più commestibili, insomma, ce l’avevo messa tutta.
Ovvio, che non ero arrivata nemmeno per sogno a Germania Anno Zero, che invece è un film che amo, per quella presenza perpetua delle macerie, per l’eleganza che, pur in quella situazione, compare qui e là, per esempio la caraffa di cristallo con l’acqua sul tavolo in quella miseria, e poi il protagonista, un ragazzino ossuto e struggente, messo com’è davanti a cose più grandi di lui.
Un film che bisognerebbe conoscere.
Quella volta rinunciai al mio progetto.
Ma non voglio fare proprio il primo dell’anno l’elenco dei miei fallimenti professionali, quindi i fallimenti professionali li scaccio.

♠ ♣ ♥ ♦ In apertura trovate una citazione dalla guida di Israele del 1955, che si legge come un romanzo.
Essa contiene di tutto, però le istruzioni su come bagnarsi, se si vuole, nel Mar Morto mi sono sembrate una grande metafora su come rimanere a galla in questo periodo difficile.
Casomai, con qualche indicazione accurata e letteraria, ci si riesce.
Per questo mio primo articolo del 2022 ho scelto per voi una serie di Calendari Postali che trovo inattesi e sorprendenti.
Ma come fai a pensare che le Poste Italiane, sgangherate come sono, abbiamo avuto un passato di simile splendore, in cui il portalettere ti portava anche gli auguri per l’anno nuovo.
Eppure così è stato.
Dunque, il mio augurio è di tornare a fare, tutti, cose che abbiano qualità e senso.
Con un pensiero per il mio postino, che è un ragazzetto gentile che si chiama Tiziano, che suona sempre a me e che, quando l’ho incontrato la prima volta per strada e mi sono presentata, si è messo a ridere perché mi ha detto che di me lui sapeva già tutto: attraverso la posta.
E allora mi ha raccontato di sé.
Ed è stato bello, come belle sono sempre le relazioni umane, perché le parole sono fondanti e sono fondanti gli incontri.
E allora io vi auguro un anno pieno di parole e di incontri.

E, soprattutto, vi auguro un Anno Zero, nel quale ci siano tutti gli inizi possibili, perché lo zero è un numero magico, che è più un concetto filosofico e che non fu accolto dai Greci antichi, ma che è intimamente vicino all’infinito, rappresentato dal numero 8, otto come i calendari che vi propongo.
E, la faccio breve, ma può darsi che mi venga voglia di tornare sull’argomento, voi pensate solo e pure a che cosa sarebbero i soldi, quelli delle lenticchie, senza gli zeri.

Buon Anno Nuovo 2022 a voi tutti.

2 Comments

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  1. Rosella cara, in tema di lenticchie io ho risolto i lunghi tempi di cottura mettendole a bagno dalla sera prima e poi cambiando l’acqua prima di cuocerle. In questo modo forse ci stai nei venticinque minuti. E poi sono ottime anche durante l’anno e non solo a Capodanno. Se ti va, riprova!

    • Rosella Gallo

      5 gennaio 2022 — 9:23

      Il fatto è che tutti raccomandano di non metterle a bagno.
      Devo provarci, grazie del consiglio, proverò con l’altro mezzo pacchetto rimasto

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