Il mio giorno preferito della settimana è il lunedì.
Sono nata di lunedì e poi per me il lunedì è un inizio.
Sono anche nata all’inizio della primavera, quindi amo l’inizio.
Se non vi piace il lunedì perché si ritorna al lavoro, è il caso che riflettiate sul vostro lavoro. Io capisco l’umore nero della domenica sera, però è un umore del tutto diverso da quello del lunedì nero.
La domenica è il giorno che viene dopo il sabato del villaggio, non devo stare a raccontare le delusioni che porta con sé, da sempre.
Comunque, da che ho memoria, io la domenica studio o lavoro, dunque, faccio cose che amo fare e la domenica la tengo sotto controllo.
Ma ormai aspetto il venerdì.
Non perché, come potrebbe pensare qualcuno, è Thank God, it’s Friday, non ci penso per niente.
Anzi.
Se voi pensate, sempre, Thank God, it’s Friday, è bene che riflettiate sul vostro lavoro.
Per esempio, mi ricordo con orrore una volta a Londra, con una specie di mandria di bestie selvagge il venerdì sera, tutti ubriachi, ma un po’ troppo, uno pensa, ma perché non vi ubriacate un po’ tutte le sere, chi ve lo fa fare a diventare così animali una sera sola.
Io aspetto il venerdì perché il venerdì ricevo due Newsletter.
La prima è di una delle mie blogger predilette, che si è occupata a lungo di cinema e di moda, poi si è ammalata di cancro, poi è guarita e ora ha lasciato tutto quello che faceva e fa la free lance e sta scrivendo il suo secondo libro.
Oggi, che è venerdì, lei riflette sulla scrittura.
La seconda, e comincio da questa, è di un esperto di marketing, che mica ricordo più come l’ho agganciato, devo essere saltata da un link all’altro e ho pensato, vuoi vedere che il suo mini marketing mi è utile per la mia Associazione.
Poi, però, ci sono cascata dentro, come Alice nel buco, o era la tana del coniglio: sono cascata nella sua Newsletter.
Non nella parte tecnica, della quale capisco, mettiamola così, il 60 %, che corrisponde un po’ a quello che capisco quando leggo i libri, peraltro bellissimi, di Massimo Mila, musicologo.
Però ormai ho imparato che bisogna fare così. L’ho imparato da Massimo Mila e dalla musica di cui lui parla: quello che non capisci, lo salti, e che te ne importa.
E ti occupi di quello che capisci.
Tanto, nella vita, se, mettiamo, capisci il 60 %, già stai messo benissimo.
Insomma, io della Newsletter dell’esperto del mini marketing capisco solo una parte, però lui mi piace perché è furiosamente moderno, perché lui parla di treni, di provincia italiana, della giacca che ha dimenticato a casa e se ne è dovuta comprare un’altra, lui parla di stazioni e di negozi nelle stazioni, poi delle macchinette del caffè e venti giorni fa gli ho anche scritto e gli ho detto, ma scusi, perché lei (gli do del lei, preferisco) non la pianta col mini marketing e non si mette a scrivere un libro?
Un libro come le cose che lei racconta, furiosamente moderno e nell’aria del tempo.
Lui mi ha anche risposto, si è preso pure un po’ di tempo, e mi ha scritto che ci pensa da sempre, a scrivere un libro, e che forse si prende un anno sabbatico rispetto al marketing.
E che diamine.
Con tutta la gente che si occupa di marketing.
Con la poca gente che scrive bene.
Comunque, oggi che è venerdì, non vedevo l’ora di ricevere la sua Newsletter e la Newsletter è arrivata stamattina presto.
Presto. Sarà che mi sono alzata io tardi. Comunque, essa è arrivata stamattina.
Ed è stato un bellissimo inizio.
Poi, nel pomeriggio, per la precisione alle ore 16:00 in punto, è arrivata l’altra Newsletter, quella della mia blogger prediletta.
Essa si occupava di scrittura.
Lei, che è una che riflette sulle cose e che talvolta è anche un po’ saccente, insomma, certe volte penso fra me e me ma piantala, e poi si fa leggere tutto quello che scrive dal marito, e lo fa prima di pubblicare, insomma, forse avere il primo lettore in casa è una cosa comoda, o forse è uno strazio, insomma, lei, però, se me la leggo con calma, dice sempre cose giuste.
Oggi attacca con la lettura, i libri che pianta lì, il figlio di otto anni che non legge ma disegna, gli audiolibri.
E la scrittura.
E fa riferimento a quell’opera capitale di Stephen King, di cui non ho mai letto un romanzo, ma che c’entra, e l’opera si chiama, in originale, On Writing, e in italiano Autobiografia di un mestiere, e il mestiere è quello di scrivere, così come per Pavese era quello di vivere.
Ed è ovvio che anch’io l’ho letta e ci ho pensato sopra.
Ed è vero che, se vuoi scrivere, devi leggere e leggere lo fai dappertutto, nelle sale di aspetto, nel foyer del teatro prima dello spettacolo, nelle file di attesa alle casse, nella tua riservatissima e prediletta e tutta tua stanza da bagno.
Bisogna apprezzare il tempo che si consacra alla lettura.
Godersi l’andare a letto presto con un libro.
Spostarsi avendone sempre uno con sé.
Abitudine.
Rito.
Resistenza, peraltro attiva, al mondo e a tutte le distrazioni che lui ti offre.
È un fatto. Ed è certo: per scrivere, bisogna leggere.
Lo dice Stephen King, lo ripete la mia blogger prediletta e lo penso anch’io.
Thank God, it’s Friday.
Arrivano le Newsletter.