Ispirazione (page 9 of 10)

Mi ispirano molte cose, alcune persone, città, film, romanzi, riviste, luoghi, umori. Ve li racconto, in modo che possiate trarre anche voi ispirazione da tutto ciò che aiuta a stare al mondo.

1° MAGGIO: GUIDA PRATICA ALL’USO DI COLORO CHE NON SANNO CHE COSA METTERSI

August Sander, Lavoratori della costruzione di strade, 1927

Il mio nonno materno, il piemontese, era un uomo alto e forte come una quercia. Trebbiatore di mestiere, di pochissime parole, sobrio all’eccesso, elegantissimo la domenica quando indossava l’abito scuro per la messa e inforcava la sua bicicletta per recarsi nella chiesa distante qualche chilometro, mi faceva paura. Soprattutto per i racconti di mia madre, alla quale lui, quando lei era ragazza, proibiva qualunque uscita, addirittura presidiando personalmente il cancello della cascina.
Per il resto, quando mia madre alla fine della scuola prendeva tutti e tre i figli e li imbarcava su una serie infinita di treni per portarli a lavare l’accento romano dalle sue parti, in un suo privato ritorno alle origini che durava per tutte le vacanze e che ricordo con piacere per via degli animali, della mia prima bicicletta e anche di qualche ballo serale all’aperto, che mi sembrava una delle avventure più eccitanti che potessero capitare a una ragazzina, il nonno, poco me lo ricordo.
Quello che mi ricordo è che rientrava nel tardo pomeriggio, si lavava, si cambiava, a tavola diceva quattro parole e poi si addormentava davanti a un bicchiere di vino, rigorosamente rosso.
Le parole divennero otto quando io, adolescente, cominciai a presentarmi alla cascina con i miei primi blue jeans.
Che, secondo lui, non erano adatti a una signorina di città che, fra l’altro, studiava, essendo quello indossato da me, e a ben guardare era vero, il suo abito da lavoro.   Continua a leggere

SENTI COME BATTE IL CUORE DELL’ARTE

ITguides è un’app che vi guida in quattro lingue attraverso le città più importanti e i siti archeologici più suggestivi d’Italia.
A essa ha lavorato e lavora una squadra di professionisti, ciascuno dei quali ha dato e dà il suo contributo di creatività e conoscenza.
Io ho messo a disposizione la mia pluridecennale esperienza di storico dell’arte e di professionista della divulgazione.
Abbiamo cercato un linguaggio nuovo, lontano dalla retorica, svelto, accessibile, caldo e capace di coinvolgere il viaggiatore che vuole capire dove si trova e che desidera fare dell’arte un’esperienza di vita.
L’app si rivolge anche a coloro che vogliono sapere di più della città in cui vivono, che vogliono essere guidati da una voce esperta che sa dove condurli.
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VERSO LE GUIDE, 7. IN LOVING MEMORY: ROMA, IL CIMITERO DEGLI INGLESI

William Wetmore Story, L’Angelo del Dolore, 1894

L’altro giorno a via Due Macelli mi ricordo che mi servono calzettoni per il loisir e la libera uscita.
Entro nel negozio di guanti, saluto (anche se dovrebbero essere loro a prendere l’iniziativa) e vado verso l’espositore di calze che hanno il mio medesimo nome (e viceversa).
Controllo la misura, scelgo e chiedo di pagare.
Il titolare del negozio mi guarda sgomento.
La cosa è così evidente che gli chiedo che cosa gli è successo.
«Ha già fatto?» mi fa lui.
«Sì, perché?» gli faccio io.
«Perché i clienti impiegano sempre almeno venti minuti e poi cambiano parere prima di arrivare alla cassa».
Ah, io no. A me tutte quelle righe mica mi imbrogliano.
Io sono una con le idee chiare, io ho una capacità di decisione rapida, al punto che dico sempre che sarei capace di comandare un esercito in battaglia.
(Nel mio immaginario è, quella, la situazione in cui bisogna prendere le decisioni più rapide).
E inoltre.
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VERSO LE GUIDE, 6. A ROMA NATA E IN SAN PIETRO BATTEZZATA

Odiavo le domeniche.
Odiavo la casa piena di gente, non c’era un solo posto dove io volevo stare che non fosse già occupato.
Odiavo il sugo che stava sul fornello da ore, che riempiva tutta la casa del suo odore e che mi stomacava.
Odiavo le scarpe riservate alla domenica, quelle piccole calzature di vernice nera, acquistate nel negozio con il commesso seduto sullo sgabello di prova e il calzante in mano che mi infilava nel piede, che numero sarà stato, 23, 26, quelle delizie, che però erano proibite, perché erano riservate alla domenica.

Tali e quali al sugo stomacante.

Appena ho potuto, ho lavorato tutte le domeniche e, volendo, ho fatto, nei giorni feriali, festa: completa di scarpe lucide ma sprovvista di pastasciutta e di gente.
La cosa che ancora non manca di stupirmi è perché io non abbia tolto di mezzo tutti con il veleno per i topi.
Secondo me, è stato solo perché non sapevo che era possibile.
Ero analfabeta, quindi non avevo letto Madame Bovary, che con il veleno dei topi si suicida. Meglio avrebbe fatto, la poveretta, a usarlo per liberarsi di tutte le presenze indigeste della sua vita, a cominciare dal marito, quello con la conversazione «piatta come un marciapiede», che le fa trovare nella stanza da letto la prima notte di nozze il bouquet rinsecchito della prima moglie, che era morta. Continua a leggere

VERSO LE GUIDE, 5. FRA ZATTERE, ZITELLE E INCURABILI: VENEZIA

Francesco Guardi, Gondole sulla laguna, 1770

Per prima cosa, i nomi.
Calle del Volto: il punto di incontro fra la nostra anima e il mondo.
Corte de le Candele: romanticissima.
Calle del Forno: l’odore più buono, sempre.
Calle de la Testa: una cosa da intellettuali.
Corte Stupenda: voglio abitarci.
Riva del Vin: sì, sì.
Corte Spechiera: una sola «c», ma ci basta per guardarci.
Calle della Toletta: con la «spechiera» è perfetta.
Canale della Grazia: serve sempre, quella privata e quella divina. La grazia apre tutte le porte.
Rio dell’Orso: immancabile.
Ruga Bella: sarà d’accordo il mio medico estetico, che dice che sono le imperfezioni a fare la bellezza.
Rio Terà dei Assassini: mai passarci la sera tardi.
Calle del Cafetier: anche se non bevo caffè, un nome straordinario.
Calle del Frutariol: sano e pieno di vitamine.
Calle del Perdon: indispensabile. Il mio motto: «Forgive and Forget».
Ponte delle Tette: piuttosto, un monumento. Ai seni delle donne dovrebbe rendere omaggio l’intero mondo.

Calle de la Rosa: è urgente che affacci su di essa una mia finestra.

Calle de la Pegola: ovvero, della pece. Noè la impiegò per chiudere le fessure del fasciame della sua arca e da sempre essa si utilizza per questo scopo.
Poi, però, si dice pure «impegolarsi», ovvero «cacciarsi in un imbroglio».
E io, con la Guida di Venezia, in un imbroglio mi sono cacciata.
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VERSO LE GUIDE, 4. MORE GEOMETRICO: FIRENZE

Firenze, foto Maria Di Pietro

Facoltà di Lettere. Università La Sapienza.
L’Aula è grande ma non enorme, sobria. Solo tre file di sedie sono dotate di tavolo sul quale appoggiarsi per scrivere. Hanno anche piccole luci.
Arrivano mano a mano studenti diversi, tutti giovani, ma si capisce che ci sono le matricole, i laureandi, i perfezionandi.
Tutti in attesa del Maestro.
Che si manifesta, seguito da un corteo di assistenti adoranti.
In mano ha una lunga bacchetta con la quale indicherà alcuni punti nelle immagini e che batterà a terra seccamente, un po’ come facevano in passato i direttori d’orchestra per dare il tempo e gli attacchi.
Lui impartisce al tecnico l’ordine di cambiare diapositiva.
Un attimo di buio, luce, immagine.
Il silenzio è totale. L’atmosfera è di emozione sospesa.
Il Maestro comincia a parlare e comincia per me una fascinazione della quale sono vittima ancora oggi.
Una magia. Una malia.
Ho 19 anni. Esco da quell’aula, nella quale sarei tornata tutti i giorni e ho bene in mente che la vita mi mette davanti a un’evidenza: sarò storico dell’arte.
Se non sarò storico dell’arte, sarò infelicissima.

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VERSO LE GUIDE, 3. COME IL SANGUE: NAPOLI

«…oggi mi sono dato alla pazza gioia, dedicando tutto il mio tempo a queste incomparabili bellezze…esse sono al di sopra di ogni descrizione. La spiaggia, il golfo, le insenature del mare, il Vesuvio, la città…»
J. W. Goethe, Viaggio in Italia, Napoli, 27 febbraio 1787

E ancora.
«In questo paese non è assolutamente possibile ripensare a Roma; di fronte alla posizione tutta aperta di Napoli, la capitale del mondo, nella valle del Tevere, fa l’impressione di un vecchio monastero mal situato»
Napoli, 3 marzo 1787

Incasso. Avesse ragione lui?
Del resto, basta guardare.

Sto male.
Completamente male. 
La decisione è presa, io sono una rapida, nemmeno ci ho pensato troppo.
Qualche giorno è passato in uno scambio di messaggi di saluto e di distacco, poca roba, non mi piace sbrodolare con i sentimenti.
Per fortuna è fine luglio, l’estate si incendia, nemmeno devo parlarne con nessuno, sono solo, più o meno, fatti miei.
Ho deciso di andarmene da Napoli e in cuor mio so che la decisione è giusta.
Ma, proprio nei medesimi giorni in cui spedisco con raccomandata con ricevuta di ritorno la mia domanda di trasferimento, sto sulle Guide di Napoli.
Quello che la vita e il suo disegno mi tolgono con una mano, mi restituiscono con l’altra.
Mi immergo come uno speleologo in quella grotta, come un sommozzatore in quel mare, e tiro fuori da me la città che devo raccontare e dalla quale mi sto strappando.
Sto male. 

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VERSO LE GUIDE, 2. IL CUORE OLTRE L’OSTACOLO: ROMA

Ma come si fa a non venderle l’anima.

È la città più bella del mondo, sontuosa, monumentale, decadente, ha 2.800 anni di storia, è tutta venata di barocco, quindi di istinto di morte e di gusto della vita, le sue cupole non stanno da nessun’altra parte e sta qui la cupola più splendida.
(Anche a Firenze sta la cupola più splendida. Capisco che due superlativi assoluti sono grammaticalmente scorretti. È grammaticalmente scorretta la mia esistenza, non so che farci).
Come ho fatto a cominciare? Ho fatto come ha fatto la signora Grazia con il primo abito di alta moda che ha stirato in vita sua.
Adesso vi racconto.
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VERSO LE GUIDE, 1: IL DRENAGGIO

Queste città, io ce le avevo dentro.
Non so che cosa ci facessero, dentro di me, forse stavano lì in attesa che io le tirassi fuori, forse, alimentate così come continuavo ad alimentarle, mi davano continuamente qualcosa di cui non avevo del tutto nozione.
Forse marcivano.
Forse non vedevano l’ora che io facessi qualcosa di loro.

Se volete diventarmi antipatici, portatemi in montagna, fatemi fare una bella arrampicata e poi ditemi «guarda che bello. Adesso ci sediamo e contempliamo questo spettacolo».
Dopo tre minuti mi scoccio.
Potete anche portarmi a guardare le stelle sull’altopiano.
È umido.
Oppure propormi una bella cavalcata in macchina fino al mare per scendere in spiaggia al tramonto.
Mi si rovinano le scarpe, soprattutto in estate, quando le indosso leggere e delicate.

Se poi volete, come si dice, farmi contenta, mettetemi davanti a un panorama urbano e lì vi faccio vedere io come sono anche io capace di contemplazione.

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IL MAGGIO DEI SENTIMENTI

Bill Viola, The Quintet of the Astonished, 2000

Nel maggio 2018 il blog CON TUTTI I SENTIMENTI diventa un corso in 5 lezioni, per celebrare la primavera e dare un nome a quello che proviamo

Mercoledì 2 maggio ore 18:30: La gaiezza, l’appagamento, la gioia ma anche la felicità
Martedì 8 maggio ore 18:30: Il dolore e le sue diverse incarnazioni
Martedì 15 maggio ore 18:30: La malinconia, quella creativa degli artisti e quella degli altri
Martedì 22 maggio ore 18:30: La gelosia
Martedì 29 maggio ore 18:30: La tenerezza

In collaborazione con Il Cenacolo dei Viaggiatori

Nella sede UNAR via Ulisse Aldrovandi 16 secondo piano

A cura di Rosella Gallo: storico dell’arte, docente, blogger