Ispirazione (page 10 of 10)

Mi ispirano molte cose, alcune persone, città, film, romanzi, riviste, luoghi, umori. Ve li racconto, in modo che possiate trarre anche voi ispirazione da tutto ciò che aiuta a stare al mondo.

LA LISTA DEI DESIDERI

Oslo, Parco di Vigeland, 1907

Sono di quelli che fanno continuamente liste.
Lista della spesa.
Lista delle cose da fare per la casa.
Lista delle cose da fare per la professione, questa, complicatissima perché sto sempre impegnata su più fronti.
Lista di dove cercare denaro.
Lista di dove trovare denaro.
Lista delle cose che non dirò mai più a nessuno (sigillata nel mio computer con dispositivo che richiede una password di accesso).
Lista delle cose che vorrei dire a qualcuno.
Ho perfino un libro sulle liste, così uno si sente meno maniaco.
Volendo, come si fa con una scatola di cioccolatini, uno può prendere quando ne ha voglia (cito aprendo a caso): l’elenco delle qualità di un cowboy; le imposizioni in termini di organizzazione, rispetto e obbedienza di Einstein alla moglie quando decise che il matrimonio era finito ma che per il bene dei figli sarebbe stato meglio non separarsi; le questioni da investigare per diventare un esperto di anatomia scritte da Leonardo da destra a sinistra come faceva lui; i 50 possibili nomi dei 7 nani messi insieme da Walt Disney per colmare il vuoto in proposito: i fratelli Grimm, che avevano scritto Biancaneve, si erano dimenticati di annotarli.
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PICCINA MOGLIETTINA OLEZZO DI VERBENA

Andateci piano con i diminutivi.
I diminutivi sono una cosa intima e privata.
Mi piacciono i nomi. Ci sto attenta, parecchio.
Ho scoperto da meno di un mese di avere un’allitterazione, ovvero una ripetizione di sillabe, fra nome e cognome.
L’allitterazione più bella è quella della «Coca Cola», nel mio caso c’è una doppia «l».
Mi capita che a Napoli qualcuno mi chiami Rosa pensando che il mio nome sia un diminutivo (non lo è). Non mi dispiace affatto, anzi, mi capita di presentarmi così, sommando tutto, siamo alle prese con il nome del più bello dei fiori, quindi, ci sto.
Ma non ci possiamo spostare troppo.
Un mio collega chiama un’altra collega che ha una rosa nel nome Rosy Rosicchia, come la fidanzata di Topo Gigio.  Quello che non ho mai capito è se la cosa sia un gioco privato fra noi o un vocativo pubblico.
Ma non con me, perché potrei arrabbiarmi.
Nella mia famiglia i figli si chiamano tutti con la «r», cosa che io ho sempre pensato come inutile e che mi ha fatto chiedere per anni perché mia madre, che si chiamava con la «l», abbia accettato questa esclusione premeditata e forse pure cattiva, anche se ormai è tardi per domandarselo.
Se uno non ama il suo nome, se lo cambia, esiste il «nom de plume», però, poi, gli è fedele: il nome è più importante di una qualsiasi storia d’amore.
Quella, come niente, finisce. Il nome, te lo porti fino alla tomba e anche oltre.
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UNA RAGAZZA DAVVERO ‘CANON’ E IL RICORDO DI UNA COPPA VERDE

Faïence de Badonviller, Art Nouveau

L’altro giorno stavo in garage a chiacchierare con il mio garagista.
Lui è un uomo che mi usa molte gentilezze e che ha una visione del mondo interessante, poi mi fa pure domande personali, cosa che non succede quasi mai, perciò facciamo chiacchierate un po’ speciali.
Gli ho confidato, non mi ricordo a proposito di che cosa, che se da ragazza qualcuno mi avesse detto che oggi avrei vissuto così, sarei stata folle di gioia.
È successo tutto quello che succede normalmente, lutti, delusioni, rotture, malattie, naufragi, però vivo come avrei voluto vivere quando stavo ancora studiando, non avevo una professione, non avevo una casa mia, in una parola quando non avevo una vita adulta (che, secondo me, è l’unica dimensione di vita interessante, ti muovi e vai dove e fai quello che ti pare).
La mia prima casa vera era bellissima, invitavo delle persone e avevo messo insieme un servizio di bicchieri di fortuna, tutto spaiato, formato da pezzi presi qui e là.
Il più bello dei bicchieri era chiamato la coppa verde.
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ELOGIO DELLA SCUOLA

Josef Albers con i suoi studenti, Black Mountain College, 1946

I Sapori dell’arte, 1. Lunedì 19 marzo 2018: Il Sapore della scuola

Lunedì prossimo faccio la prima lezione della mia vita dedicata interamente alla scuola.
Strano, no? Vado a scuola e faccio scuola da un sacco di anni e non avevo mai affrontato l’argomento in modo diretto.
Mi sto preparando accuratamente, mi preparo sempre per ogni lezione, ma certe volte l’argomento è più sensibile, quindi la preparazione è più complessa e più coinvolgente.
A me la scuola ha dato (e dà) tantissimo, ogni volta che qualcuno mi racconta che odia la scuola sto un po’ o molto male a posteriori, la quantità di disagio dipende da quanto odio viene espresso, ci sono persone che a distanza di anni, e certe volte di decenni, hanno conservato intatto il senso di ostilità e di risentimento, come capita solo di fronte a una delusione che è stata immensa, all’occasione perduta per sempre, a quello che, si capisce, sarebbe potuto essere e invece non è stato.
Loro la fanno breve, io, invece, manco per niente.

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ALCUNE DICHIARAZIONI D’AMORE

Donne, soprattutto e inevitabilmente, servono modelli, certe volte spicci, da consumo rapido, giusto per passare la notte, altre, e sono le volte più importanti, di respiro ampio e vedute larghe, insomma, parliamo di progetti a lungo corso, dunque, prendo spunto dalla Treccani, gente con la patente per comandare navi che fanno lunghi viaggi, tradotto nelle parole dell’esistenza, persone con esperienza e profondità di azione e di campo, che diano una mano nei momenti cruciali, quelli delle decisioni e dei cambiamenti.
Uomini, pochissimi, trovo certamente gli uomini ispiranti, ma per altri versi, difficile guardare alla loro vita pensando anch’io, troppe le differenze, diverso il ritmo, divergente la cultura, non una ma mille volte ho provato la sensazione che qualcuno di loro sarebbe stato ben contento di fornirmi meno una mano e più un inciampo, ma forse ho inteso male io, certe volte non capisco le intenzioni. Continua a leggere