Man Ray, Le Violon d’Ingres, 1924

No, non è un’opera difficile.
No, non è un artista ostico.
Le opere difficili e gli artisti ostici sono ben altri.
Forse non conosci il senso di tutte le parole che sono scritte sul manuale.
Forse non sai fare i collegamenti.
Forse ti mancano i dati per farli, i collegamenti.
È vero, però, che è un’opera fatta di più livelli, o gradi, e, se non li conosci tutti, non la capisci.
Allora ricominciamo daccapo, però tu mi stai a sentire attentamente.
D’accordo?

Grado numero 1. L’opera, l’artista. Il titolo dell’opera è Le Violon d’Ingres, è una fotografia e, come sai, la fotografia è riproducibile. Quella che ti faccio vedere è particolarmente preziosa, perché è stata proprietà di André Breton, colui che ha inventato il Surrealismo. Il Surrealismo è un’avanguardia storica che, come dice il nome, si occupa di ciò che sta sopra la realtà.
La data dell’opera è 1924.
L’artista che l’ha realizzata si chiama Man Ray, che è uno pseudonimo, ma a noi va bene così. Lui è americano, ma in questo momento è a Parigi.
Per capire il titolo devi sapere un po’ di francese e un po’ di storia dell’arte. Ti aiuto io.

Grado numero 2. Ingres e il suo violino.  Violon in francese significa violino e Ingres è un artista immenso, vissuto fra Settecento e Ottocento, grandissimo disegnatore, che definisco qui un calligrafo.
Lo mettiamo nel Neoclassicismo e non sbagliamo.
Ingres, oltre a essere l’artista di qualità totale di cui abbiamo parlato, suonava anche molto bene il violino.
In francese si dice le violon d’Ingres per indicare un secondo talento, pari al primo. È come se Fangio, che è stato un grandissimo pilota automobilistico, avesse cucinato con la medesima bravura con cui guidava un’automobile.
Il suo violon d’Ingres sarebbe stata l’arte culinaria.
È un modo di dire, cioè una frase idiomatica. Come tante altre frasi idiomatiche, è praticamente intraducibile, quindi la prendiamo così.
Fra l’altro è bella per questo.
La foto rappresenta una donna nuda di spalle con un turbante. Su questa bellissima schiena sono disegnate due effe, ff, che sono proprio come le effe del violino, tagli di risonanza che sono fatti dal liutaio sul legno.

Grado numero 3. Ingres e le odalische. Una donna con un turbante è un’orientale, possiamo definirla un’odalisca.

J. A. D. Ingres, La Baigneuse de Valpinçon, 1808

Ingres ha dipinto più di un’odalisca, te ne faccio vedere una, bellissima, di schiena.
È una bagnante e il titolo completo, La Baigneuse de Valpinçon, contiene il nome di uno dei proprietari, appunto Paul Valpinçon, che, fra l’altro, era un compagno di scuola di Degas.
Degas è stato un grande ammiratore di Ingres, come vedi, i gradi che possiamo stabilire sono molti.

Grado numero 4. Ingres e Raffaello. Questa può essere l’occasione per approfondire lo studio di Ingres, oppure per iniziarlo.
Così come Degas era stato un suo ammiratore, Ingres ammirava Raffaello.
Gli artisti si stimano a vicenda, non sempre, d’accordo, però quando si stimano, anche a distanza di secoli, sono per noi un’ottima indicazione di gusto.

Raffaello, La Fornarina, 1520

Ingres ha vissuto a Roma, è stato anche direttore di Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia.
Roma ha tante opere di Raffaello. Dunque, Ingres, venendo a Roma ha avuto modo di vederle.
E pure Raffaello ha dipinto una donna con il turbante, La Fornarina. Lei era la sua amante, si chiamava Margherita ed era la figlia di un fornaio di Trastevere. Dunque, l’opera di Man Ray è anche l’occasione di ripassare, o di cominciare a studiare, Raffaello.

Grado numero 5. A tavola con Le Violon d’Ingres. Adesso mi devi lasciar divertire un po’. Ti racconto questa cosa, che piacerà anche a te.

Lo scorso anno ho letto un bellissimo manga nel quale si raccontava la vicenda di una giovane donna che diventava ispettore per la Michelin, la (giustamente) famosa guida gastronomica. Il manga si intitola Le goût d’Emma, (Il gusto di Emma) e Emma è lei. Quando comincia la sua preparazione, che avviene sul campo, il suo istruttore la porta in un ristorante che si chiama Le Violon d’Ingres.
Il ristorante esiste per davvero, è a Parigi, in rue Saint-Dominique e il menu è scritto su uno spartito musicale.
Dunque, quando vai a Parigi, puoi seguire tutte le tracce che ti sto dando: puoi andare al Centre Pompidou a vedere la foto di Man Ray; al Louvre, a vedere la bagnante di Ingres; al ristorante dedicato al violino di Ingres.
Fra l’altro, se ricordi, io, con Fangio, ho fatto un parallelo gastronomico.
Che ora sia entrato in campo un posto dove si mangia, è un caso, ma io Caso amo molto scriverlo con la lettera maiuscola.

Grado numero 6. Un altro paio di artisti.  Se vogliamo aggiungere qualche altro sapore alla nostra pietanza, ti mostro un altro paio di opere musicali, forse in senso più stretto.

Evaristo Baschenis, Natura morta con strumenti musicali, 1650

Evaristo Baschenis, artista bergamasco vissuto nel Seicento, è stato il massimo pittore di nature morte di strumenti musicali.
Guarda quanto è bella quella che ti propongo.
E c’è il violino del quale stiamo parlando.

Nam June Paik e Charlotte Moorman, Performance su John Cage, 1965

Nam June Paik, artista statunitense di origine coreana, morto nel 2006, quindi contemporaneo tuo e mio, nel 1965 ha messo su una performance, che, si capisce, è una specie di esibizione pubblica, in cui una violoncellista suonava il suo corpo.
Violoncello e violino appartengono alla medesima famiglia, quella degli strumenti ad arco, quindi ci può stare.
E lui è quello di schiena, dunque, un’altra schiena e un altro strumento.

Concludendo. L’opera di Man Ray è giocosa, bella a vedersi, la modella è Kiki de Montparnasse, una signorina disinvolta che è anche una presenza importante nella Parigi di quegli anni.
L’opera è piena di riferimenti.
In sintesi, questo Le Violon d’Ingres è la messa in pratica visiva di un modo di dire.
Che non riusciamo a capire se non sappiamo quello che c’è dietro, un po’ come succede nella vita quando incontriamo una persona che vuole raccontarci qualcosa di cui piano piano siamo messi al corrente. E noi apprezziamo il suo racconto mano a mano.
Un po’ come succede quando vediamo un film, nel quale entriamo dentro, portati dal regista, che ha costruito la trama.

E visto che abbiamo parlato di violini, concludo con il mio violinista prediletto, il tedesco David Garrett, che, oltre a essere un fantastico musicista, è anche un uomo splendido.
Te lo presento nel film Il violinista del diavolo, nel quale lui interpreta il ruolo di Niccolò Paganini.
E ti confesso che mi ero procurata il film solo per guardare lui, ma che poi l’ho trovato magnifico, cioè ho trovato magnifico il film.
(Per non parlare di quanto ho trovato magnifico lui).