Damiano Damiani, La Noia, 1963

Questo post parla di denaro, quindi, se voi pensate che esso sia lo sterco del diavolo (certe volte lo penso pure io, ma poi come fai), vi invito a passare oltre.

Io seguo sempre i consigli di Umberto Eco su come si scrive.
Qui, però, mi permetto di fare di testa mia.
«Non usate troppe cifre in numeri arabi», dice lui, a meno che non stiate scrivendo di matematica.
Mi dispiace che non abbia contemplato la possibilità di un post di un blog che parla di soldi, ma secondo me è successo solo perché non ha fatto in tempo.
E sono sicura che il grande semiologo, secondo me l’uomo più intelligente d’Italia, da dove sta, sia d’accordo su quello che sto facendo.

Andiamo allora a cominciare.
Con qualche nota che vale come introduzione.

  1. L’ultima volta che l’idraulico è venuto a casa mia, ha lavorato una trentina di minuti, perché è un chiacchierone al quale piace raccontare che fanno le due figlie e che fanno i tre cani.
    Se fosse stato un uomo laconico, in dieci minuti avrebbe fatto il lavoro.
    Mi ha chiesto € 70,00, ma erano comprese due cerniere, di qualità che gli avevo chiesto fosse ottima.
    Diciamo che un suo intervento facile vale € 50,00
  2.  Quando il mio tappezziere, circa un mese fa, è venuto a riportare i materassi di lana, dei quali si occupa per tutto quello che c’è da fare, lavaggio, eventuale aggiunta di materiale, cambio delle fodere eccetera, quando ha riportato i materassi, dicevo, gli ho chiesto se mi faceva la cortesia di appendere in camera da letto le tende. Quelle lunghe, pesanti, dette oscurantine, da lui stesso confezionate. Avevo approfittato dell’occasione per lavarle.
    Credo che lui abbia impiegato cinque minuti, clic, clac, clic, clac.
    Lo so fare pure io, però mi imbroglio con gli angoli, perché le tende girano intorno alla finestra.
    Insomma, il tappezziere lo fa meglio.
    Quando gli ho chiesto quanto gli dovevo, ha aggiunto alla cifra già di tutto rispetto dei materassi € 10,00 per i cinque minuti di lavoro in più.
    Nessun problema. Però considerando che è il mio tappezziere da tempo e che si occupa di tutto quello che in casa mia è roba di sua competenza, avrebbe potuto soprassedere.
    Evidentemente, conosce il valore del tempo
  3. La ragazza delle pulizie chiede € 10,00 l’ora. Secondo me questo lavoro, così, è retribuito correttamente. Una donna normale, se dico normale dico che ci tengo alla normalità, si occupa della sua casa, senza ricevere alcun compenso diretto. Cambiando scenario e cambiando casa, ottiene una retribuzione. Questo lavoro è importantissimo, quindi quelli sono soldi benedetti, però non venitemi a dire che c’è una forma di sfruttamento (vedi oltre)
  4. La podologa guadagna € 105,00 l’ora. Ha delle spese, d’accordo, ma chi non ne ha
  5. Il mio falegname un paio di anni fa chiedeva € 60,00 per un’ora di lavoro. L’ultimo intervento provvidenziale che ha fatto per la mia casa ha avuto un costo forfettario, nel senso che mi ha rifatto un pannello della cucina e restaurato un cassetto, è venuto da me due volte attraversando la città, prima mi aveva aiutato telefonicamente per altre cose, insomma, io ero più che soddisfatta di lui, della sua presenza nella mia vita e della cifra da lui richiesta
  6. I medici specialisti di cui sono paziente hanno parcelle che vanno da € 80,00 a € 130,00, con punte più elevate se ci sono interventi ambulatoriali o se sono stati usati farmaci. Considerando quello che comporta una laurea in Medicina più una specializzazione, mi sembra di essere di fronte a cifre convenzionali, nel senso che si deve arrivare a un accordo, ma certe prestazioni professionali mi permetto di definirle impagabili

Ed ora passiamo oltre.
Intanto abbiamo messo giù qualche cifra e qualche termine di paragone.

Martin Margiela è un creatore concettuale. È quello che non mostra mai il suo volto perché sostiene che è l’abito che deve parlare.

Martin Margiela, Top con piccoli quadrati di specchio Tempo totale di lavoro: 45 ore

In una mostra a lui dedicata che vidi a Londra tempo fa, c’era una parte intitolata Artisanal Collection, nella quale ogni capo veniva presentato anche con il tempo di lavoro che aveva comportato.
Dunque, abbiamo appreso che il top che vi mostro, fatto con degli specchietti quadrati che richiamano quelli che si trovano in una discoteca, applicati su una fodera in pelle, ha richiesto 45 ore di lavoro.

E che la molto divertente fox stole, ovvero una stola di volpe fatta però non con la volpe ma con pallette di carta, di quelle che si usano nelle feste, tinte a mano ed applicate con una tecnica della tessitura, ha richiesto 55 ore di lavoro.

Martin Margiela, Fox Stole. Tempo totale di lavoro: 55 ore

Ci sono in ogni fox stole 2.500 pallette.
Inoltre: esse «create a relief landscape which draws the viewer’s eye around the piece», cioè esse creano (con il colore) un paesaggio in rilievo che attira lo sguardo intorno al pezzo.

Mi dovete scusare, non conosco il costo di questi oggetti, non so nemmeno se siano in vendita, però è interessante riflettere sul loro valore, che è una cosa diversa dal prezzo.
Dentro c’è un’idea, anzi, dentro ci sono molte idee. Poi c’è dietro un sacco di lavoro.

Questo post nasce da un pensiero che mi è venuto l’altra sera.
Tardo pomeriggio, stavo lavorando al biglietto che sta da un po’ nella mia Newsletter settimanale.
Chiamo biglietti le mie mini lezioni di storia dell’arte scritte, fresche, vivaci, confidenziali, che sono al momento l’unica produzione che riesco a produrre.
Ero pure contenta del risultato, ci stavo sopra da un paio di giorni e mi sembrava tutto liscio.
Solo che trovavo il testo sul quale stavo lavorando difficilissimo.

Giovanni Becatti, L’età classica

Trattandosi di un manuale che uso spesso e che ho in origine utilizzato all’università per il mio esame biennale di Archeologia e Storia dell’arte greco-romana, posso dire che conosco i miei polli, nel senso che so che cosa ci sta dentro.
Vi mostro un’edizione d’antan che però non è la mia, la mia si chiama anche diversamente: L’arte dell’età classica.
Nel frattempo si è persa l’arte.
Non sono un’archeologa, mai avrei potuto intraprendere una carriera così scomoda, a me piacciono i begli alberghi e i luoghi metropolitani, dunque figuriamoci che cosa penso degli scavi, del deserto e di tutta la polvere che fanno.
Ma per carità.
Però l’arte antica mi affascina e poi voglio essere uno storico dell’arte completo, come il danzatore moderno, che non può ignorare la danza classica.
(E viceversa).
Ho anche insegnato in Accademia Storia dell’arte greco-romana, certo, un archeologo lo avrebbe fatto meglio. Anzi, no, un archeologo lo avrebbe fatto diversamente.

Il testo di Giovanni Becatti, studioso insigne, con una carriera brillantissima, è austero, preciso, tutto in bianco e nero e non fa alcuna concessione a quelle cose che si vedono oggi nei manuali e che li fanno assomigliare a dei cataloghi delle vacanze di un’agenzia di viaggi.
Non solo, le immagini non sono numerate.
E nel testo si parla delle opere fotografate.
Dunque, la prima cosa che feci all’epoca fu numerarle io e mettere vicino al testo un quadratino con il suo numeretto per orientarmi.
Non ricordo quanto impiegai a preparare l’esame.
Però ieri mi è venuto in mente di monetizzare a ritroso il mio studio.
In questo senso: 500 pagine. Secondo me, con 7/8 ore di studio, non se ne fanno più di 10 al giorno.
Ci sono gli schemi, bisogna ripetere, bisogna imparare a memoria la suddivisione cronologica: Elladico Antico, I, II, III, AB, AB, AB; Elladico Medio, I, II, III, AB, AB, AB; Elladico Tardo, I, II, III, AB, AB, AB.
Bisogna conoscere tutti i miti, tutte le leggende, poi la geografia, poi la storia, poi la letteratura.
Dieci pagine per ogni sessione di studio mi sembra corretto.
500 pagine diviso 10 pagine al giorno fa 50 giorni.
Mettiamo, 7 ore per 50 giorni fa 350 ore di studio.
Ragioniamo per assurdo e ricaviamo una retribuzione per queste 350 ore.
Facendo le pulizie, essa sarebbe di € 3.500.
Facendo la podologia e non l’archeologia, essa sarebbe di € 36.750.
Solo per il manuale.
Al quale bisogna aggiungere la frequenza alle lezioni, il corso monografico, i sopralluoghi.
Volete aiutarmi a monetizzare il mio esame?
Io, da sola, non ci riesco.
Diciamo che in termini podologici € 45.000 sarebbero una cifra plausibile.

E poi dice che lavorare stanca.

Passiamo a una lezione. Tempo di preparazione, al ritmo infernale da me sostenuto per anni per la mole abbattuta di lezioni: almeno 8 ore.
Certo che certi artisti in 8 ore nemmeno li sfiori.
Se volete dei nomi, eccoveli: Cézanne, Piero della Francesca, Kandinskij.
Se dico 8 ore di studio e di ricerca immagini, dico che si sta in una situazione iper organizzata, con tutti i testi a portata di mano e che, soprattutto, si lavora su un terreno già dissodato.
Ovvero in uno stato mentale in cui più o meno sai dove vuoi andare a parare.
Se l’argomento è nuovo, devi metterlo in conto.
Puoi non farcela, puoi non essere concentrato, puoi ficcarti in un guaio.
Io, poi, ho sempre lavorato anche sull’ispirazione, quindi devo pure considerare che potrei non avere idee.
E poi la lezione la devi fare.
Fare una lezione è un’ammazzata, scusate, è una fatica improba.
Prova ne sia che in questo momento delicato di lezioni non ne sto facendo.

Passiamo a una visita guidata.
Una fra le migliaia che ho fatto in vita mia.
Devi andare sul posto.
Se è una mostra, ti devi comprare il catalogo.
Rientri alla base e devi cominciare a studiare tutto.
Certe volte serve un altro sopralluogo.
Devi organizzare i partecipanti, raccogliere il denaro dei biglietti, fare la prenotazione.
E poi la visita la devi fare.
Fare una visita guidata è un’ammazzata, scusate, è una fatica improba.
Devi tenere d’occhio tutto, opere, pubblico, tempi.
Certe mostre sono fatte male e te ne accorgi subito, è un po’ come la camicia di qualità scarsa che non sopporta la stiratura e viene tutta storta.
Se la mostra è fatta male, è ancora più difficile renderla leggibile.
Dicevo che fare una visita guidata è un’ammazzata: prova ne sia che in questo momento delicato di visite guidate non ne sto facendo.

E così via, per giorni, settimane, anni.
Poi dice che quello che arriva in ritardo a lezione o all’appuntamento perché all’ora convenuta sta ancora parcheggiando la macchina o perché è fatto così ti crea un problema.
Altro che un problema, ti crea.
E probabilmente manco se ne accorge.
Oppure, non ci pensa.

Come già detto altrove: quanto vuoi pagare un professore di Ginnasio che gestisce una classe di adolescenti in piena crescita e che deve muoversi fra materie che fanno già tremare tutto quello che può tremare una per una, figuriamoci tutte quante insieme (Italiano, Latino, Greco, Storia, Geografia, Educazione civica).

Quanto vuoi pagare un insegnante di scuola primaria che ha sulle spalle la responsabilità di un lavoro di cui si vedranno gli effetti per tutta la durata della vita.
(Immagino che voi abbiate presente quella che si chiama ortografia).

Quanto vuoi pagare uno storico dell’arte.

Non dico quanto un podologo, ma almeno quanto un falegname o un idraulico, mi sembrerebbe il minimo.
Anzi, mi sembrerebbe un dovere.