Una premessa (doverosa).
Questo è un articolo che parla di costume nel senso di abbigliamento, non di altro.
Quindi, leggetelo a cuor leggero e senza cercarci dentro intenzioni che non ci stanno.
E adesso andiamo a cominciare.
Il primo matrimonio, e l’unico, che ho visto di persona di due sposi, nel senso di sposo + sposo, è stato a Londra.
Io me ne andavo a spasso per King’s Road come sempre ho fatto immediatamente dopo il mio arrivo, giusto il tempo di organizzare la stanza in albergo e di prendere la metro a Gloucester Road.
Andavo a spasso e mi dirigevo verso le mie due destinazioni consuete: lo storico negozio di articoli per artisti con una parte tutta dedicata a bicchieri d’epoca, i medesimi che si vedono al Victoria & Albert Museum, solo che i loro te li puoi portare a casa e mettere sulla tua tavola; il negozio di decorazione d’interni, dove ho acquistato alcune delle cose più belle che ci sono da me, cuscini di seta e rugs, ovvero coperte piccole, quelle per i cavalli, invernali ed estive, che uso regolarmente e che guardo con una qualche nostalgia.
(Chissà se e quando tornerò a Londra).
Allora me ne andavo a spasso quando ti vedo questi sposi, sposo + sposo, entrambi identici a Elton John, cicciottelli, con gli occhiali e i capelli rimediati.
Inoltre, identici fra loro: entrambi con il medesimo abito scuro, cravatta argento e fiore all’occhiello.
Uscivano da un posto che poteva essere un ufficio pubblico, tenendosi per mano, contenti, con intorno una piccola folla di amici che tirava loro riso.
L’effetto fotocopia era garantito.
Invece non mi è mai capitato di assistere a un matrimonio fra due donne.
Ne ho visti solo in fotografia.
In molte di queste cerimonie le spose, sposa + sposa, indossano il medesimo abito bianco, quello di tradizione, il desiderio del quale, è evidente, è duro a morire.
Ho visto anche due tailleur di shantung écru, identici anch’essi, su due spose, sposa + sposa, che non si distinguevano una dall’altra.
Come se il codice del matrimonio, quello che tutti conosciamo perché così ci viene consegnato dalla tradizione, non potesse essere rivisitato.
Peccato, perché occasioni di questo tipo sarebbero interessanti per tentare nuove forme di espressione.
Mi spiego subito con un’immagine.
Siamo nel 2006, sul red carpet al Costume Institute Gala
al Metropolitan Museum di New York, per la precisione all’inaugurazione della mostra Anglomania: Tradition and Transgression in British Fashion.
Alexander McQueen e Sarah Jessica Parker arrivano in coppia e che siano una coppia, si vede.
Indossano infatti «matching tartans» e ci si può pure togliere il gusto di rispondere alla domanda «Qual è il maschio» con un simpatico «Quello con la gonna».
D’accordo, lui è stato il genio della sua generazione e lei è un’attrice devota alla moda, però uno sforzo lo hanno fatto.
La mia impressione è che gli sposi vestiti uguali non si sforzino e che, soprattutto, si sposino con se stessi.
Cosa che qualcuno fa, con tanto di invito, cerimonia e torta nuziale. Con sopra una sola figurina: uno sposo o una sposa.
Come se uno status sentimentale non fosse per definizione transeunte: finisce il grande amore, ci si allontana, ci sono nuovi incontri, non si può mai essere sicuri di stare in quella situazione, semplicemente perché è facile che quella situazione cambi.
Forse sono definitive solo le decisioni di coloro che prendono i voti, ovvero si fanno monaci o monache.
Nel caso di queste ultime, lo Sposo è celeste, quindi presumibilmente perfetto, dunque il matrimonio, se non altro da qualche punto di vista, dovrebbe funzionare.
Almeno così suggerisce il sempre carnalissimo Gian Lorenzo Bernini, che di donne, quindi, di relazioni sentimentali, se ne intendeva.
(Ma pure lì, ovvero con lo Sposo celeste, è da vedere).
Di recente è emersa un’altra possibilità, che trovo inquietante.
In inglese si dice self-partnered.
In francese è uscito una specie di saggio dal titolo En couple avec moi-même.
Tale situazione sentimentale implica una sorta di legame con se stessi, come se di legami con noi stessi non ne avessimo già abbastanza.
Si va a cena con se stessi, in vacanza con se stessi, al cinema con se stessi.
Credo che la differenza rispetto a qualche tempo fa sia puramente verbale.
Nel senso che al cinema ci potevi andare da solo pure quando non ti eri ancora messo con te stesso, anzi, mai si finirà di elogiare il fatto di non dover discutere con nessuno la scelta di un film e di non trovarti di fronte a un buzzurro con gusti radicalmente diversi dai tuoi (situazione così imbarazzante).
Adesso che ti sei impegnato, però, desideri che il mondo lo sappia.
Nel film Freaks ci sono, fra gli altri artisti del circo, anche due sorelle siamesi, Daisy e Violet, Margherita e Violetta, Hilton che, per forza di cose, stanno praticamente sempre in coppia con se stesse.
Litigano, fanno pace, una dice guarda che me ne vado e l’altra deve necessariamente seguirla, una si sposa e il marito si trova nella situazione del paghi uno e prendi due, nel caso di un matrimonio, non so quanto auspicabile.
L’autrice del saggio francese, di cui ho letto il comunicato stampa e qualche pagina, è argentina di nascita e giurista di formazione e a me era sempre sembrata un’intellettuale radicale, capace di esprimere punti di vista non banali sulle relazioni sentimentali, per esempio lei si era occupata di prostituzione e di denaro.
C’era già stato lo scivolone raccontato nei dettagli della sua liaison con un politico esuberante, che, alla fine di una serie di scandali, aveva dovuto rinunciare a una brillante carriera, però mai mi sarei aspettata da una come lei un’uscita così inutile e triste.
Al momento lei si fa continuamente fotografare con il suo cane.
E, a questo punto, si potrebbe pure fare il passo successivo, ovvero promuovere ufficialmente la coppia cane/padrone, suggerendo anche la possibilità del matrimonio.
Con abitino uguale.
Una volta trovai il signor Michele, titolare della mia lavanderia, quella buona, con le mani nei capelli perché una cliente gli aveva dato da pulire un vestitino del suo animale domestico: una scimmia.
Lui, che è un abruzzese tosto, che ha cominciato a lavorare a dodici anni, era disorientato e non sapeva che cosa fare.
Mi mostrò l’indumento, fatto ovviamente su misura, anche con delle incrostazioni di Swarovski.
Secondo me, l’unica cosa da fare era prenderla a ridere, suggerii che la signora era un’eccentrica e che, comunque, essendo una cliente importante, andava accontentata.
A questo punto abbiamo anche la lavanderia per rinfrescare l’abito di entrambi gli sposi, sposo + sposo, sposa + sposa, sposo + sposa, come abbiamo visto, non ha importanza.
Inoltre e come succede esattamente ai coniugi, cane e padrone si assomigliano e i cani sono oggetto di tutte le attenzioni, sui social sono fotografati sul divano e nel letto, nel carrello del supermercato e al ristorante e a tutti sarà capitato di conoscere una persona che ti presenta subito il suo cane o di essere invitati a cena da qualcuno che ha uno o più cani e, in quel caso, non si scappa, le bestiole che, a giudicare da come guardano la tua forchetta, sembrano a digiuno dalla settimana precedente, sono a tavola con voi, nel caso di cani grossi, seduti a terra, in grembo al padrone di casa se la taglia è piccola, in questo caso con la possibilità di assaggiare direttamente dal piatto quello che mangiano gli altri.
Non è commovente?
E qui la fedeltà, la dedizione e la presenza, fattori importanti per la riuscita di qualunque relazione, sono assicurate e fuori discussione.
E poi non venitemi a dire che è difficile trovare l’anima gemella.
È tutta questione di organizzazione e di vedute che devono farsi più moderne, quindi più ampie.
Con i migliori auguri a tutti (tutte) per vivere felici e contenti (contente).