LE ALI AI PIEDI

Benvenuto Cellini, Perseo, 1554, part.

Al suo primo fratello, un nome di vino
Al suo secondo fratello, il titolo di una canzone…
A un goloso, il nome di un piatto
A un giocatore, una tripletta
A un melomane, una partitura manoscritta…
A un marinaio, il meteo del giorno: «Nessuna segnalazione di burrasca, mare bello»…
A un nemico, un complimento
A un lettore, grazie

Sébastien Lapaque, Théorie de la carte postale, 2014

Ho scelto il giorno della settimana.
Lunedì, il mio prediletto, no. Già era pieno di arte.
Martedì, governo di Marte, dio della guerra, meglio lasciarlo perdere.
Giovedì, siamo di Sorbetti.
Venerdì, ho già due Newsletter che mi incantano e non voglio ulteriori ingombri.
Sabato e domenica, giorni distratti, li metto da parte.

Dunque, sarà di mercoledì che arriverà la mia Newsletter.
È il giorno di Mercurio, un grande imbroglione e pure un ladro di bestiame, però è anche il dio che porta notizie.
Piedi alati i suoi e piedi alati quelli di Perseo, che vi ho messo in apertura, perché secondo me quella di Cellini è la statua più bella di tutta la storia dell’arte.

Dunque, ci siamo.
Domani 9 settembre, il nono mese dell’anno, alle ore 9:00, parte la mia prima Newsletter.

Del resto, era ora. Ci giravo intorno da un pezzo, qualcosa da dire ce l’ho sempre e poi una lettera con delle notizie è bella.
Basta che siano belle le notizie.
Ho chiesto a uno qualificato, chi è che può aiutarmi, lui mi ha detto conosco una persona, che però adesso è in vacanza.
Dopo due mesi di vacanza, ancora una vacanza.
Ah, no, quello era un confinamento.
Questa è una vacanza.
L’attesa si faceva lunga e poi io, che pure ero stata (più o meno) in confinamento,  non stavo in vacanza e volevo occuparmi dei fatti miei.
Ho chiesto al mio referente tecnico Virgilio, nomen omen, gli ho detto aiutami, gli ho detto guarda che è una cosa importante, guarda che non posso aspettare.
E ci siamo messi a studiare la situazione.
No, Outlook non basta, devi fare un altro passo, ti serve una piattaforma di marketing e il servizio di email che la piattaforma ti offre.
Marketing.
Che cosa devo vendere.
Ma è ovvio, le mie idee.
E a quel punto ti ci devi infilare dentro, ci siamo messi a studiare l’Audience e le Campaigns, a modificare il Content, a cercare il carattere, solo sulle sue dimensioni siamo stati tre giorni.
E chissà se le abbiamo fatte giuste.
No, non è facile, non è che scrivi e quello che scrivi viene come vorresti o come vedi che viene, è tutta una grande metafora di altro, per cui dipende dal dispositivo, lo leggi su computer, è una cosa; lo leggi su smartphone, è un’altra; su i-Phone, un’altra ancora.
Ditemi voi se non è così che funzionano anche i punti di vista.
Le cose divertenti: come quando impari a guidare, appena riesci un po’ a cavartela, è bello andare a spasso in macchina.
La possibilità, impensabile fino a un po’ di tempo fa, di comunicare con tutte queste persone arrivando dritta dritta nella loro casella di posta.
No, non è un messaggio in una bottiglia.
Se così fosse, si sarebbe chiamata Message in a Bottle.
Invece si chiama Newsletter.
L’idea è che divenga una buona abitudine, meglio, un rito, così come sono le Newsletter cui sono iscritta io, le aspetto, me le metto da parte, do subito un’occhiata rapida, poi me le leggo con calma.
Certe volte nemmeno le apro.
Il mittente lo viene a sapere e mi chiedo se gli dispiace.
Comunque, fatti suoi.

E, sulla Newsletter, che cosa c’è scritto.
Ah, quello è il minimo.
Io mi siedo e scrivo, qualcosa da dire lo trovo sempre.
A scuola, uno dei licei classici storici di Roma, facevo il tema di italiano in poco più di un’ora e direttamente in bella.
Io avevo finito quando i compagni stavano ancora con la penna in bocca a guardare per aria.
Ma che guardi il soffitto, ma scrivi, piuttosto.
(E il mio tema era sempre il più bello della classe).
Ma che scrivi.
Cose di arte, come primo passo.
E vi dico subito che è una scusa, tanto dentro l’arte c’è tutto.
Voglio scrivere delle mie proposte professionali, delle mie lezioni on line, voglio giocare con gli artisti, inventare quiz, approcci diversi, liberare l’arte da tutto il peso che si porta sulla spalle, ma com’è che una cosa così bella viene spesso raccontata in modo così pesante, la farcitura delle date e delle parole incomprensibili, il trucco sta tutto lì, tu prova a spiegare una cosa complessa con parole semplici, tu prova a dire apri gli occhi e guarda, qualcosa di buono, in una sola occhiata, te lo metti in tasca.
Voglio ragionare sui desideri opposti della vita, quello di lasciarmi morire di fame, sembra che ci vogliano circa trenta giorni, e di inventarmi una volta di più una nuova esistenza; quello di non uscire mai più da casa, e di riprendere vecchie frequentazioni delle quali ho nostalgia e intrecciare nuove amicizie; quella di tenermi per me tutta la mia arte, e di diffonderla, come faccio da sempre.

Mai, mai dimenticherò, a questo proposito, la mia ultima gatta, che era nera e che si chiamava Perlascura come un acquerello del mio pittore prediletto che, mezza morta e sulla via della soppressione, una delle sere finali mi venne incontro quasi trascinandosi e si mise a giocare con uno dei lacci delle mie scarpe, che terminava con una piccola ghianda.
Ricordo che Simone de Beauvoir racconta un paio di scarpe simili, so pure in che libro, al momento non trovo il passo, quando lo trovo, rivedo questo post, ricordo bene, però, che quelle ghiande, del tutto innocenti, sembrarono a Sartre, che stava sperimentando gli effetti della mescalina, mostri pronti a divorarlo.
O, come nel caso della mia gatta, l’ultimo legame con la vita, ancora tenace, l’uno e l’altra.

A che serve l’arte.
A sentire un artista, a rendere la vita più interessante dell’arte.
E a che serve una Newsletter.
A raccontare tutto questo.
La voglia di pizza.
Di un viaggio che non riesco a fare.
Del mio profumo che sa di mandarino infuso nello zucchero messo di nuovo sulla pelle e non solo spruzzato sulla maglia perché il profumo, in estate, solo Irina/Irene non lo sa, la pelle, la macchia.
Di venire a capo di questa faccenda della mia corda vocale zoppa.
Chissà se ce la faccio, ad affrontare una nuova stagione.
Martedì prossimo, in un controllo, cerco di capire.

Lorenzo Rocco, Gobba a levante, 2019

Intanto. Intanto domani parte la mia prima Newsletter. Che si chiama Numero Uno, come la monetina che zio Paperone tiene così in conto.
Ma che ha anche un altro titolo, quello vero: Gobba a levante.
Proprio come la luna che ha disegnato per me il mio grafico, Lorenzo, che è bravissimo e che ha fatto una luna grande grande con una figurina di spalle, che mi somiglia e che la guarda: sovrastata, affascinata, rapita.
E quella è proprio la luna che, se alzate gli occhi al cielo, ci vedete appesa fin da oggi.

Quante cose in una Newsletter.

E poi ci siete voi che la leggete.
E allora, proprio come nella citazione che vi ho messo all’inizio e che ho tratto dallo squisito libro che sto leggendo, che cosa si può scrivere a un lettore.
Una sola parola, che è quella vera: grazie.

2 Comments

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  1. Mercurio per quelli come me nati di mercoledì ma anche no suonavano i rintocchi della mezzanotte ne ho fatto una mia maschera chi meglio di me confezionata a 12 anni con un lenzuolo e delle polacchine alle quali incollai delle piccole ali bianche come loro polacchine da elfo che facevano coppia con le altre al lato della coroncina che adornava il mio capo….Mercuria divenni

    • Molto divertente, in effetti Mercuria ti sta benissimo, grazie di questo bel racconto. E sempre grazie di esserci

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